Centoventi anni ben portati che non solo altro che la base per un futuro ancora più roseo. A festeggiare è la Casa vinicola Cecchi, ristrutturata nel 1935 con l’idea di esportare la produzione. Da quella data un continuo crescendo che ha trovato nei due figli di Luigi, il fondatore dell’export, Andrea e Cesare il completamento di una vita dedicata alla produzione di vino. el fondatore. Ma è dal 1893 che il vino è l’anima di Cecchi. 120 anni di duro lavoro, quattro generazioni di dedizione, rispetto, amore e passione per la vite, per il territorio e per la divulgazione della toscanità nel mondo. Una storia che ha come tema Castellina in Chianti e il Chianti Classico e come racconto la Maremma, San Gimignano e più tardi anche l’Umbria.
Magnum e bordolesi numerate per i 120 anni Nelle vigne di Villa Cerna, nella parte in cui il Sangiovese si esprime al meglio, sono stati individuati alcuni filari le cui uve verranno raccolte proprio in questi giorni, poi vinificate e invecchiate separatamente. Di questo vino saranno prodotte Magnum e bordolesi numerate che sarà possibile degustare solo al prossimo anniversario, ovvero nel 2018 per i 125 anni.
Una fitta trama di relazioni, storie, aneddoti, vittorie e sconfitte, riempie questi anni e fa sì che oggi Cecchi sia tra i produttori di vino più conosciuti nel mondo. Era solo il 1935 quando il primo Luigi Cecchi iniziò l’attività di export e adesso i vini Cecchi si trovano in oltre 50 paesi del globo per una produzione totale di 7 milioni e 600 mila bottiglie. Per festeggiare i 120 anni Cesare è partito dai ricordi dei primi viaggi per “piazzare” la produzione in Europa o negli Stati Uniti.
“Questi viaggi venivano organizzati con largo anticipo – ricorda Cesare – Anche prenotare in banca le banconote doveva essere fatto per tempo e durante il viaggio, per alcuni giorni, avevamo non poche difficoltà a collegarci con l’Azienda e per questo i disagi non mancavano. Ma vendere all’estero era più affascinante perché riservava mille sorprese. Il primo vino a varcare i confini nazionali è stato il Chianti, che nel suo fiasco è diventato simbolo e icona del vino e della cultura italiana nel mondo. Di “internazionalizzazione” ci occupiamo da molto tempo infatti, già negli anni ’70, gli USA erano un mercato molto importante, così come la Germania e l’Inghilterra. Ed è stato proprio in questo periodo che in Azienda, abbiamo sentito la necessità di strutturare un ufficio con persone specializzate che si occupasse esclusivamente di export. Era molto difficile mantenere i rapporti con gli importatori. Oggi i mezzi di comunicazione consentono di avere tutto. 30 /40 anni fa i tempi erano necessariamente più dilatati. Ricordo ancora quando nel ’78 arrivò il telex che cambiò totalmente modo di lavorare”.
Andrea e Cesare Cecchi fanno tesoro del passato guardando al futuro e impegnandosi quotidianamente in tutta la filiera dell’Azienda. Dallo studio e ricerca nel vigneto e in cantina fino alla logistica, con grande dedizione al settore finanziario, gestionale, commerciale, di marketing e comunicazione.
“Solo dopo circa 25 vendemmie posso dire di aver raggiunto la maturità giusta per poter vivere al meglio la complessità di questa impresa dando un più preciso e veloce ritmo alla mia attività” Afferma Andrea: “il vero passaggio generazionale, il grande cambiamento, è avvenuto fra la fine degli anni ’80 e gli inizi ’90 quando insieme a mio padre decidemmo che era tempo di allargare la superficie vitata, comunque già importante con la proprietà di Villa Cerna, acquisendo la tenuta Castello Montauto a San Gimignano e Val delle Rose in Maremma”.
Piero Campani