Sull’impiego del personale delle associazioni di volontariato nella centrale operativa del 118 di Firenze al posto degli Operatori Socio Sanitari interviene Danilo Massai, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche Interprovinciale Firenze Pistoia. Il tema è stato portato alla luce dalla Cgil, che ha criticato un recente bandodell’Azienda Sanitaria Toscana Centro.
«Siamo stati chiamati in causa in questa questione come Ordine delle professioni infermieristiche, Ente pubblico sussidiario dello Stato – spiega il presidente di Opi Firenze Pistoia -. L’Ordine con il sindacato condivide la necessità che il sistema dell’emergenza territoriale in Toscana ottenga una normativa strutturale innovativa. Normativa che deve prevedere un livello regionale di direzione, coordinamento e sviluppo e che deve articolarsi nei diversi ambiti territoriali, abbattendo le difficoltà di governo del sistema. L’Ordine sostiene con forza che il sistema dell’emergenza debba essere pubblico, integrato, con regole certe riguardanti le associazioni di volontariato che operano nel settore. Entrando nello specifico – prosegue – il sistema ha necessità di una politica chiara e rigorosa sull’assetto strutturale e il modello organizzativo, che deve essere uniforme su tutto il territorio regionale. Con ciò intendiamo la definizione dei mezzi di soccorso e la logistica di intervento per ogni mezzo. L’equipaggio dovrebbe essere definito e avere le massime competenze professionali certificate. Quindi le figure storiche professionali del medico e dell’infermiere hanno urgente necessità di essere ridefinite nell’ottica interventistica del soccorso, coordinandosi e sviluppando relazioni di collaborazione tali da offrire sicurezza per se stesse e per i cittadini. Più volte abbiamo chiesto all’assessorato di rivedere i punti di cui sopra e in particolare le procedure che i professionisti adottano, adeguandole nelle evidenze scientifiche, nella formazione dei professionisti, nelle tecnologie e nei sussidi farmacologici».
L’Ordine delle Professioni Infermieristiche Interprovinciale Firenze Pistoia ha chiesto l’attivazione di moduli formativi regionali tali da certificare le competenze, sia nell’ingresso nell’area emergenza che nel proseguo dell’esercizio professionale.
«Abbiamo anche proposto e sostenuto – prosegue Massai – l’apertura di uno specifico master universitario su proposta della Regione Toscana che elevasse le competenze specialistiche da utilizzare nell’ambito dell’emergenza territoriale. Facciamo presente che ormai da due anni chiediamo che gli infermieri non siano adibiti alla guida dell’auto medica, attività non prevista dal loro profilo professionale, che comporta una serie di rischi personali e professionali. Ma a oggi non abbiamo avuto risposta. Tornando al bando di gara citato dalla Cgil e che prevede la sostituzione degli Oss con personale tecnico volontario, pensiamo che la Regione e le Aziende dovrebbero avviare un confronto sulla fattibilità, sulle garanzie di qualità del servizio e sulla tutela di chi collabora nelle centrali, sia che si tratti di operatori socio sanitari che di tecnici appositamente formati su standard predefiniti e validati. Diciamo no a mezzi che, dalla sera alla mattina, da medici divengono infermieristici, provocando disagio di interpretazione sulla qualità dell’assistenza sia da parte dei sindaci che dei cittadini stessi. Non da ultimo – dice – rileviamo che tali modalità mettono in discussione l’alta professionalità che gli infermieri tutti i giorni dimostrano nell’esercizio della professione nell’ambito dell’emergenza. Solo un nuovo modello organizzativo può dare risposte condivise tra gestori dell’emergenza (Regioni e Aziende sanitarie) e associazioni di volontariato, attraverso l’emanazione di nuove convenzioni e normative specifiche. In merito alle reciproche accuse di non cooperazione fra infermieri e associazioni di volontariato circa l’implementazione di auto infermieristiche, come Ordine pensiamo di aver risposto che urge una condivisione di tutto l’assetto dell’emergenza territoriale in Toscana. Questo partendo dai sindaci, dai professionisti e dai cittadini, oltre che dalle associazioni di volontariato. Tutto ciò per evitare che le prese di posizione che leggiamo portino a un peggioramento del sistema di emergenza e delle relazioni fra professionisti e volontari. Una politica attenta organizzerebbe una conferenza di servizio con tutti gli attori per uscirne con punti fermi sul tipo di struttura regionale, sui modelli organizzativi, sui sistemi di gestione della logistica, sulle tecnologie in remoto e sulle tecnologie sui mezzi, sui criteri per la determinazione degli equipaggi, sulla formazione dei medesimi e sulle nuove relazioni con le associazioni di volontariato. Come ente pubblico – conclude – non possiamo che auspicare il buonsenso delle istituzioni e al contempo renderci disponibili a partecipare e fornire il nostro contributo».