Continuano le udienze, clandestine per i media, del processo TAV seguente le inchieste degli anni passati. Oggi 12 novembre c’è stata la deposizione di Enrico Rossi, presidente della Regione.
Nel ricostruire la vicenda della rimozione del dirigente Fabio Zita ha attribuito tutte le decisioni all’allora direttore generale Davide Barretta; il comitato non dimentica invece gli attacchi di cui fu oggetto Zita, anche da parte del Presidente della Regione, quando fu bocciata l’ipotesi di stoccaggio delle terre a Santa Barbara . Ma a parte queste vicende molto umane è stata interessante la dichiarazione in cui si dice che l’amministratore delegato di RFI, Federico Gentile, avrebbe deciso di smaltire le terre prodotte dalla fresa per lo scavo dei tunnel come rifiuti. Il Comitato e i suoi tecnici denunciano da sempre, inascoltati, tutto questo.
Questa decisione arriva finalmente, dopo oltre un decennio, a sancire ulteriormente il fallimento di un progetto nato male e gestito peggio.
Questa decisione comporta un enorme aumento dei costi, per lo meno di un fattore 10. Si rende anche necessario il trasporto di queste terre non più su ferro, ma su gomma, addirittura al di fuori della Toscana. Trasportare quasi due milioni di metri cubi di terre di scavo su camion attraverso la città (in particolare i quartieri di Campo Marte, Rovezzano, Gavinana) provocherà ovviamente seri problemi di inquinamento e di ulteriore produzione di CO2. L’ipotesi ottimista è di 200.000 camion necessari a smaltire tutto.
Se rimane un barlume di buon senso nei decisori sarebbe veramente necessario abbandonare il sottoattraversamento e pensare a soluzioni attente alle esigenze del trasporto e non dei profitti dei costruttori.