”Stiamo attendendo il decreto che speriamo arrivi il prima possibile in modo da mettere un punto fermo. Abbiamo colto una disponibilita’ dei ministri Patroni Griffi e Cancellieri, intorno all’area vasta” che vedrebbe la Citta’ metropolitana di Firenze insieme a Pistoia e Prato. Lo ha detto il presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci, rispondendo alle domande dei giornalisti sul riordino delle province. Quello dell’area vasta, ha aggiunto, ”sarebbe un punto importante che aiuterebbe tutto il riordino delle province su scala regionale. Mi auguro che si vada avanti in questa direzione, noi siamo pronti”. Quanto ad Arezzo, che potrebbe avere i numeri per essere Provincia a se in base al conteggio dei residenti rispetto al dato del censimento della popolazione, Barducci ha osservato che ”resta qualche incognita ma e’ curioso che ci siano parti dello stato che sottolineano aspetti diversi e per questo non si e’ in grado di fare un conteggio della popolazione. Facciamo il conto in base alle anagrafi dei Comuni e cosi’ avremmo il numero degli abitanti della Provincia di Arezzo. Invece l’Istat dice una cosa e la prefettura di Arezzo ne dice un’altra. Si mettano d’accordo”.
L’Editoriale
Il decreto sul riassetto delle province, sulla carta, dovrebbe risolvere i molti problemi delle amministrazioni locali. Ma ancora una volta i cittadini e in questo caso i fiorentini è bene che si concentrino sul fatto che, agli attuali politici, poco interessa il futuro del territorio che dovranno amministrare. Interessa solo essere sulla carrozza che partirà per la nuova avventura. Possibilmente avendo le briglia in mano. E Barducci l’ha fatto capire. Le forze economiche e i fiorentini è bene che comincino adesso a riflettere sul fatto che la candidatura di Barducci significa dare spazio ad un politico che, fino ad ora, ha messo i bastoni nelle ruote della sviluppo economico di Firenze. A cominciare dall’aereoporto per continuare con l’inceneritore. e Così via. Sarà bene cominciare a preoccuparsi fin da adesso per non trovarsi con una città rassegnata a perdere la propria identità.
Piero Campani