In merito si è espressa l’Associazione Tartufai delle Colline Sanminiatesi, numericamente la più grande in Toscana e in Italia, attraverso il presidente Renato Battini: “Ringraziamo la Regione Toscana, in particolare il Presidente Eugenio Giani e l’Assessora all’Agricoltura e Foreste Stefania Saccardi, di avere accolto la richiesta di spostamento dei tartufai fuori del comune di residenza avanzata attraverso l’Unione Regionale delle Associazioni Tartufai Toscane URATT.
Giani lo sa bene: Toscana è terra di città di diocesi, di comuni, di campanili, di paesi e casali sparsi ; è la più difficile regione da gestire, perchè per innato senso non tato storico quanto egoistico, ognuno vuole autogestirsi e guai a ingerenze. Per questo non si riesce mai capire se sia una vera zona rossa, o gialla, a seconda di quali dati si leggano, se quello locali o quelli del governo. Scelta fatta su dati vecchi, come ha sostenuto Giani pochi giorni fa. Ecco: in una situazione così, nel momento in cui la Regione emette l’ultima guida per vivere nel coronavirus, i comuni ineressati si ribellano. Insomma fra le –per me troppo liberali concessioni ultime – ce ne sono alcune che i sindaci della costa respingono: quelle che danno la possibilità ai possessori di barche, di andarsele a controllare, e lo stesso vale per il possessori di case in centri marittimi. Zone che d’estate hanno goduto non poco di queste istallazione e che oggi rifiutano l’arrivo dei villeggianti che se d’estate portano soldi, oggi portano possibili contagi. Ed è subito bufera.
Devo dire che le ultime regole hanno qua e là qualcosa di ironico, ad esempio la liberalizzazione per chi possiede cani e deve portarli a coiffeur per lavaggio e messa in piaga. Cose che i padroni se la possono fare sa soli. Capisco che vuol essere un aiuto agli operatori del settore, ma presi in un contesto come l’attuale, dove mezza Italia è ferma, la scelta sorprende. Ci sono anche i dietrologi che hanno sostenuto che queste ‘liberalizioni’ son state fatte per inserirci i cercatori di tartufi, altrimenti tagliati fuori dalla stagione di raccolta. Nonostante molti miei amici e colleghi non siano d’accordo, penso che inserire i tartufai non sia sbagliato: il tartufo non è né una barca né una casa al mare. È un frutto naturale della terra, il raccolto del quale andava salvato. Dicono i detrattori del tartufo: questa è una concessione fatta a Empoli e a San miniato ‘terre rosse’, non per coronavirus, ma per il raccolto dei voti. La nuova maggioranza regionale – identica alla vecchia – ha bisogno d’essere appoggiata e per questo vanno bene sia i tosatori di cani, sia i tartufai. Ma non ci vedo peccato, neppure veniale.