Resta in carcere Cosimo D’Amato il pescatore siciliano arrestato nell’ambito dell’inchiesta fiorentina sulle stragi del ’93 con l’accusa di aver fornito l’esplosivo per gli attentati mafiosi compiuti fra il 1992 e il 1994. Il tribunale del riesame di Firenze ha respinto il ricorso della difesa con cui era stato chiesto l’annullamento della misura cautelare. In base a quanto ricostruito nell’inchiesta – coordinata dal procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi e dai sostituti Alessandro Crini e Giuseppe Nicolosi e condotta dalla Dia di Firenze -, D’Amato, cugino di Cosimo Lo Nigro, recuperava l’esplosivo dagli ordigni finiti in mare nella Seconda guerra mondiale. Per farlo avrebbe utilizzato l’imbarcazione con cui svolgeva il lavoro di pescatore. Secondo la difesa, sostenuta dall’avvocato Corrado Sinatra, non solo non fu lui a fornire l’esplosivo e, in ogni caso, non sarebbe stato a conoscenza della finalita’. Per questo non sussisterebbe l’aggravante dell’aver voluto favorire la mafia.