I rider durante il lockdown in sella alle loro bici e con alle loro spalle i cubi colorati per la consegna del cibo a domicilio, hanno contribuito a tenere in piedi l’attività dei ristoratori.
Quello della consegna di cibo a domicilio è un settore in forte crescita, già cominciava a intensificarsi negli anni 2000 con il graduale incremento delle ordinazioni online. Attualmente vale oltre 700 milioni di euro ma secondo le stime, il giro d’affari raggiungerà nel 2021 il miliardo di euro.
Secondo Coldiretti quasi 4 italiani su 10 si servono di tale servizio tanto che Just Eat in Italia prevede, nel corso dell’anno, l’assunzione di circa 4.000 rider in tutto il Paese.
Questi rider ovvero ciclofattorini, dall’etimologia inglese “cavalieri”, comprendono varie categorie di persone: immigrati che in questo modo possono svolgere un’attività lavorativa legale; giovani italiani inghiottiti dal mondo del precariato o con diverse prospettive future ma con l’idea di avere intanto un proprio reddito; italiani non più giovani che, in questo periodo di pandemia, hanno perso il lavoro e hanno una famiglia da mantenere.
Il datore di lavoro del rider è una piattaforma online di consegna di cibo a domicilio (Deliveroo, Glovo, Uber Eats, Just Eat) gli strumenti che deve avere sono un due ruote e uno smartphone per poter accedere all’applicazione mobile sulla il cliente ha effettuato l’ordine e riceverne la notifica.
La novità importante che riconosce dignità professionale al lavoro dei rider consiste in quello che è stato definito l’accordo “innovativo e storico” raggiunto tra le categorie sindacali dei trasporti e dei lavoratori atipici e JustEatTAKEAWAY.com Express Italy Srl.
Infatti i rider Just Eat diventeranno lavoratori dipendenti con contratto di lavoro subordinato e saranno garantiti: paga base, legata ai minimi contrattuali e non alle consegne, TFR, previdenza, integrazione salariale in caso di malattia, infortunio, etc .
Le categorie sindacali aggiungono inoltre che “è previsto un premio di valorizzazione, che tiene conto delle consegne effettuate, limitando le stesse ad un massimo di quattro nell’arco di un’ora e un’indennità a titolo di rimborso chilometrico per l’utilizzo del proprio mezzo per le consegne.
“Siamo convinti – dicono i sindacati – che possa aiutare a indicare una via di regolazione del settore. Auspichiamo che le altre piattaforme seguano il modello di subordinazione oggi definito per creare una situazione di pari condizioni”.
Tommaso Penna