E’ stato effettuato con successo il primo trapianto di Cellule Stromali Mesenchimali ( MSC ) in una giovane paziente di 43 anni ricoverata, per 4 mesi, per una grave forma di polmonite da Covid 19 presso la terapia intensiva dell’Ospedale San Giuseppe di Empoli, diretta dal dr Rosario Spina.
L’applicazione della terapia sperimentale è stata possibile grazie alla collaborazione con il Policlinico San Matteo di Pavia, in cui è avvenuto il primo studio, autorizzato da AIFA per la produzione del farmaco per questo tipo di terapia e dall’Istituto Superiore Sanità nella valutazione degli esiti.
Il trapianto di cellule mesenchimali presso la terapia intensiva di Empoli è stato possibile grazie ad un percorso organizzativo che ha visto coinvolti la dr.ssa Silvia Guarducci, direzione sanitaria Ospedale San Giuseppe, dr Roberto Biagini, Vice direttore sanitario Asl Centro, dr Piero Luigi Perruccio e dr Leonello Guidi task force aziendale per la sperimentazione clinica e comitato etico di area vasta centro, la dott.ssa Serena Urbani, laboratorio Trapianti Midollo Osseo e il dr Riccardo Saccardi reparto Terapie Cellulari e Medicina Trasfusionale dell’Azienda Careggi .
Le cellule mesenchimali sono state trasportate a – 200 gradi dal laboratorio di Pavia a Empoli, grazie alla preziosa collaborazione della Protezione Civile.
“Sono soddisfatto degli esiti. La paziente sottoposta a due somministrazioni di terapia, si era negativizzata dal Covid 19, ma aveva sviluppato un grave danno tissutale fibrotico che si osserva in circa il 30% dei pazienti dopo il Covid-19, in ventilazione meccanica per sindrome da distress respiratorio acuto- sottolinea il dr Spina- Questa grave condizione ha comportato una lunga assistenza respiratoria in terapia intensiva da oltre 3 mesi . Le possibilità di sopravvivenza sarebbero state il trapianto polmonare , controindicato per l’ elevata mortalità in fase acuta della malattia generata dal Covid 19, oppure il trapianto di Cellule Stromali Mesenchimali (MSC).”
A distanza di pochi giorni dalla somministrazione sono emersi i primi risultati con un importante miglioramento dell’ ossigenazione della paziente e dopo qualche settimana i polmoni hanno cominciato a diventare meno rigidi permettendo così la fase di svezzamento respiratorio. Attualmente la paziente necessita un percorso riabilitativo mirato.