“Siamo lieti che il Parlamento cominci a rendersi conto dei disastri che sono stati determinati in questo paese dal consegnarsi della politica ai controlli delle procure della Repubblica”. Ad intervenire sull’avviamento dell’iter abbinato di tre proposte di legge delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato destinate a limitare di fatto i confini delle responsabilità penali dei sindaci, è Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione delle camere penali italiane (Ucpi) che attraverso l’Adnkronos sollecita: “Va abolito l’abuso d’ufficio, che per noi è già sanzionato quando è parte di reati più gravi, ma anche l’assurdo reato di Traffico di influenze illecite. Sono norme indeterminate che hanno l’unico risultato di sottoporre il potere politico ed amministrativo all’indebito controllo preventivo dell’autorità giudiziaria penale”.
“Noi siamo per una posizione di eliminazione delle ipotesi di abuso d’ufficio. Le condotte giustamente punibili sono già implicite e comprese in quelle di corruzione concussione, peculato, malversazione, per cui non c’è alcun bisogno di prevedere una norma residuale”, che potrebbe rappresentare la strada attraverso cui un giudice penale opera il controllo sulla attività amministrativa e dunque politica. Secondo Caiazza, lo stesso criterio va applicato anche ad un altro reato che “ha le medesime conseguenze devastanti: il Traffico d’influenze illecite”, istituito nel 2012 e punito dall’art. 346-bis del codice penale con reclusione da 1 anno a 4 anni e 6 mesi, “dunque con pene modestissime, che non si traducono mai in una sanzione vera, ma consentono alle procure di iscrivere nel registro degli indagati”.
“Nessuno ha ben capito cosa significhi Traffico di influenze illecite – prosegue il penalista – Ma è certamente una norma frutto ancora una volta di un suicida mandato di controllo che la politica ha dato alla magistratura. Significa ‘raccomandazione’? Se sì, non possiamo ricondurre alla sfera penale qualunque condotta eticamente censurabile – constata – Se per raccomandare pago o sono costretto a pagare, allora interverrà il giudice penale. Ma se la violazione è amministrativa – rileva – sarà sanzionata da un giudice amministrativo”. Nel traffico d’influenze invece interviene il giudice penale “perché con questa previsione di reato le procure possono indagare su qualunque indeterminata ipotesi. Sono norme in bianco – rimarca Caiazza – messe nelle mani della magistratura per controllare la politica; vanno entrambe abrogate e restituite ai controlli amministrativi, non penali”.
(di Roberta Lanzara)