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Pd, Letta ‘congela’ legge elettorale ma non tutti sono d’accordo

Adnkronos
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Manovra, Colle, legge elettorale. Questo il percorso delineato da Enrico Letta oggi in Direzione. Una road map che da una parte stoppa le voci su una trattativa già avviata sul Quirinale alimentate dal pranzo di ieri con Giuseppe Conte, e dall’altra rinvia il dibattito interno sulla legge elettorale. “Di Quirinale e di legge elettorale si parla dopo la legge di Bilancio. L’ultima cosa da fare è che queste cose finiscano per asciugare le energie”. Stare sui contenuti – manovra, pensioni, Pnrr ma anche i diritti con la partita all’odg sul ddl Zan – e non avvitarsi in dibattiti politicistici. Con due punti fermi: il sostegno al governo Draghi e l’esclusione del voto anticipato. Questa la cornice in cui si muove il Pd di Letta.  

Un’impostazione che non trova voci dissonanti in Direzione. La ‘pax’ lettiana, rafforzata dalla vittoria alle amministrative, al momento non si tocca. C’è Alessandro Alfieri, portavoce di Base Riformista, che prova ad accendere il dibattito sulla legge elettorale. “Ho detto che tra l’entrare nei dettagli di quale legge e non parlarne proprio, c’è una via di mezzo: si può intanto preparare il terreno per dire che l’esigenza di cambiare legge elettorale c’è”, spiega Alfieri all’Adnkronos. Intanto per correggere le storture, in termini di rappresentatività, dovute al taglio del numero dei parlamentari. 

Un intervento a cui Letta, nella replica, risponde con il passaggio più politico della giornata spiegando perché è inutile parlare di legge elettorale prima del voto per il Colle. “Berlusconi ha deciso di farsi prendere in giro da Salvini e Meloni, che gli hanno promesso i voti per il Quirinale, e di chiudersi tra questa grande finzione tra loro che bloccherà tutto fino a che non verranno chiarite le scelte politiche per il presidente della Repubblica”.  

Prosegue Letta: “Perché la legge elettorale no? Perché ha senso cambiarla se c’è l’intesa con l’altra parte politica, perché si cambia con la controparte politica e la mia analisi è che fino al Quirinale il centrodestra non si muoverà su nessun tema. Fino a che non verranno chiarite le scelte politiche per la presidenza della Repubblica la possibilità di discutere in modo serio sull’assetto delle regole è pari a zero”, è la convinzione del segretario Pd.  

Un’unico accenno a un ‘desiderata’ in merito alla legge elettorale è quello sul rapporto eletto-elettore che, dopo l’astensionismo record delle amministrative, assume ulteriore rilevanza. “L’assenza di piedi piantati nel territorio è una delle cause dei guai del passato. Qualunque sia la legge elettorale va ristabilito il legame e la sintonia tra eletto e elettore”.  

Nell’area sinistra dei dem, l’insistenza sul proporzionale di Base Riformista viene letta come strumentale: “Non avendo nulla a cui appigliarsi dopo la vittoria alle amministrative, si attaccano a questo”. Gianni Cuperlo nel suo intervento cita quanti puntano a un proporzionale scommettendo “su una scomposizione di un pezzo della destra che passerebbe di qua dando vita a qualcosa di molto simile alla maggioranza di oggi, senza la Lega. A quel punto trovando nel capo del governo il garante naturale di un’operazione in sostanziale continuità con la scena di ora”. Sottolinea Cuperlo: “E’ abbastanza evidente che in questo quadro ogni riferimento all’Ulivo e a una coalizione larga, civica, per un nuovo centrosinistra perde parecchio del suo mordente”. 

E poi Marco Furfaro: “Una delle ragioni della vittoria risiede nella capacità del segretario, anche a differenza del passato, di parlare con nettezza e senza paura di temi reali (dal ddl Zan alla dote per i giovani, dal salario minimo alla questione ambientale) anziché di leggi elettorali e alleanze. Ora, dopo questa vittoria, per conquistare anche gli astenuti e allargare il campo, dobbiamo spingere ancora di più e non fare il solito errore di tirare il freno a mano sui contenuti e tornare a parlare di politicismi vari”. Un intervento a cui Letta risponde nella replica: “Nessun freno, anzi acceleriamo”.  

Un passaggio sul Quirinale lo fa Andrea Orlando nel suo intervento. “Con il campo largo e con l’unità del partito, che hanno funzionato alle amministrative, dobbiamo provare a dare qualche occasione di sganciamento alle forze liberali che sono nel centrodestra, anche in vista dell’appuntamento per l’elezione del Presidente della Repubblica”, è il ragionamento del ministro del lavoro e capodelegazione Pd al governo, a quanto si apprende.  

Per il resto nella lunga riunione, con oltre una trentina di interventi, molti dai territori protagonisti della vittoria elettorale, il tema non viene sfiorato. “L’incontro con Conte? Letta non ne ha accennato e poi -osserva un parlamentare dem- c’è da chiedersi quanto Conte governi i gruppi parlamentari… A quanto pare, poco o niente. Sarà una partita molto complicata”. Letta, infine, ha molto insistito sulle Agorà democratiche come “strumento di costruzione dell’alleanza larga” obiettivo del segretario. “Abbiamo dimostrato che populismo e sovranismo sono battibili -rivendica Letta- adesso dobbiamo costruire le condizioni per vincere a livello nazionale”. E “le Agorà sono il percorso di popolo che sono sicuro ci porterà a vincere le politiche”.