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Nefrologo Bianchi: “Il 7-8% degli italiani scopre tardi di avere una malattia renale”

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E’ una patologia silente che non causa dolore, per questo motivo viene troppo spesso ignota e trascurata. “Eppure la malattia renale cronica colpisce il 7-8% della popolazione italiana, uomini e donne in egual misura, ed ha una prevalenza maggiore del diabete mellito. Tuttavia, se ne parla poco perché asintomatica. Come se non bastasse, è ancora molto radicata la convinzione che la malattia renale cronica sia una condizione clinica rara, causata da malattie a bassa prevalenza come le glomerulonefriti o alcune malattie ereditarie, quindi un problema per pochi sfortunati pazienti”. Lo afferma Stefano Bianchi, presidente eletto della Società italiana di nefrologia (Sin) e direttore Uoc Nefrologia e Dialisi Area livornese Sud Azienda Toscana Nord Ovest, per il quale è fondamentale sensibilizzare la popolazione, a partire dai soggetti più a rischio, sulla patologia e sull’importanza di una diagnosi precoce.  

La malattia renale cronica, “Mrc – spiega Bianchi – è una patologia ad andamento progressivo, definita come una condizione di alterata funzionalità renale o la presenza di un danno renale quando ancora la funzione renale è normale o poco ridotta, che persiste per più di 3 mesi. Quindi una condizione cronica non legata ad un evento acuto. Può manifestarsi in tutte le fasi della vita, anche se è una condizione prevalentemente osservabile nell’età avanzata. Tuttavia, non risparmia i più giovani. Il vero problema è che si tratta di una patologia asintomatica, non si manifesta con sintomi importanti fino a quando la riduzione della funzione renale non è estremamente avanzata. Per questo motivo molto spesso la Mcr viene diagnostica troppo tardi, quando fanno la loro comparsa anoressia, anemia, astenia, sensazione di freddo, fiato corto, tutti sintomi aspecifici che non richiamano immediatamente la presenza di una malattia renale”.  

Tra i fattori di rischio responsabili del danno renale ci sono diabete mellito, ipertensione arteriosa, vasculopatia aterosclerotica, displipidemia, sovrappeso e obesità. “Fattori modificabili sui quali è possibile compiere interventi di tipo preventivo – sottolinea il nefrologo – Per questo, al fine di prevenire tale condizione, è importante promuovere l’adesione a corretti stili di vita quali l’astensione assoluta dal fumo, un consumo moderato di sale nel contesto di una dieta di tipo mediterraneo, lo svolgimento di una regolare attività fisica, l’astensione dall’assunzione di farmaci potenzialmente nefrotossici non indispensabili. Tutte regole facilmente attuabili, in grado di prevenire o comunque ridurre la comparsa delle condizioni di rischio altamente prevalenti nella popolazione a rischio. Ma tra i fattori di rischio non dobbiamo dimenticare le malattie croniche primitivamente renali legate a malattie autoimmunitarie o ereditarie meno facilmente prevenibili”. 

Per il presidente eletto della Sin è importante parlare della malattia renale cronica “per prima cosa perché la sua prevalenza è molto più elevata di quanto non sia comunemente percepito, anche in ambiti sanitari – precisa – Si ritiene infatti che nel mondo occidentale circa il 10% della popolazione generale abbia una malattia renale, fortunatamente nella maggior parte dei casi negli stadi meno avanzati di malattia. Inoltre, perché la Mrc ha un forte impatto sulla qualità di vita del paziente e sul Servizio sanitario nazionale per gli elevati costi necessari per sostenere le complesse terapie sostitutive che si mettono in atto negli stadi terminali di malattia (dialisi e trapianto renale)”.  

Basti pensare a questo proposito che “le risorse destinate alla dialisi e al trapianto – ricorda Bianchi – oltre a quelle per la cura della malattia ancora in terapia conservativa, ma ormai marcatamente evoluta, sono stimate per il nostro Ssn intorno al 2% dell’intero finanziamento alla sanità, una cifra enorme anche considerando che è destinata ad un numero di pazienti relativamente piccolo, quando rapportato alla popolazione generale”.  

Sensibilizzare l’opinione pubblica sulla malattia “è necessario – ribadisce il presidente eletto Sin – perché sappiamo che è possibile mettere in atto strategie in grado di diagnosticarla nelle sue fasi iniziali o, in quelle intermedie, nelle quali opportune terapie farmacologiche e provvedimenti igienico-dietetici possono rallentarne la progressione, riducendo il rischio di ricorrere alla dialisi o al trapianto o almeno procrastinarle nel tempo, aumentando così la qualità di vita del paziente e nello stesso tempo riducendo il costo destinato alla terapia sostitutiva”. Un approccio non tardivo al paziente con Mrc, infatti, “consente una programmazione dell’inizio e del tipo della terapia sostitutiva, privilegiando la scelta della dialisi domiciliare (dialisi peritoneale e emodiaisi), meno costosa e più riabilitativa della dialisi ospedaliera e soprattutto il trapianto preemptive, soprattutto da donatore vivente”, aggiunge l’esperto.  

La diagnosi di Mrc è spesso difficile da ottenere, ma il “suo riconoscimento e il suo inquadramento sono semplici – evidenzia Bianchi – grazie ad esami poco costosi. E’ sufficiente un prelievo ematico per la determinazione della creatininemia dalla quale, utilizzando formule matematiche, è possibile calcolare un valore stimato della filtrazione glomerulare e l’esecuzione di un esame urine sul primo campione emesso al mattino che comprenda la determinazione del rapporto albumina/creatinina. Esami semplici che devono essere effettuati in tutti soggetti a rischio di sviluppare la malattia renale cronica (diabetici, ipertesi, anziani), con lo scopo di evidenziare la malattia negli stadi più iniziali, del tutto asintomatici”.  

Sul fronte delle terapie “abbiamo a disposizione numerose opzioni – tiene precisare l’esperto – farmacologiche e non, in grado di curare adeguatamente la malattia renale cronica. Un adeguato controllo dell’ipertensione arteriosa e del diabete quando presenti, utilizzando preferenzialmente alcuni farmaci dimostratisi particolarmente nefroprotettivi, ovvero protettivi per il rene, un corretto approccio nutrizionale sin dagli stadi precoci di malattia, il trattamento tempestivo di alcune complicanze, quali le anomalie del metabolismo calcio-fosforo e della anemia, sono oggi misure importanti che devono essere conosciute e messe in atto da tutti i medici che hanno in cura pazienti con Mrc. E poi misure igienico-dietetiche da adottare sin dalla prima infanzia: ricordiamoci che siamo il Paese Ue che ha la percentuale più alta di bambini in sovrappeso e obesi e che consumiamo 3-4 volte il sale che dovremmo assumere”.  

Un ulteriore elemento di ottimismo deriva dal fatto che “negli ultimi anni si sono rese disponibili alcune classi di farmaci che hanno dimostrato una notevole efficacia nel migliorare la prognosi renale e cardiovascolare dei pazienti, associata o meno alla presenza di diabete di tipo 2. Abbiamo armi efficaci e sicure per trattare la malattia, anche se l’auspicio per il futuro è quello di un mondo con sempre meno pazienti con malattia renale e soprattutto senza dialisi”, conclude il presidente eletto Sin.