”Il quarto posto non garantisce un posizionamento blindato nella lista per il Parlamento ne’ in alcun modo preclude la possibilita’ di essere tra gli eletti”: non perde la speranza Giorgio Gori dopo il risultato delle primarie del Pd, dove a Bergamo si e’ classificato quarto con 2.552 voti su 10.447 elettori. Rispetto alle primarie per scegliere il candidato premier, pero’, i votanti sono stati solo un quarto. ”Tre su quattro – ha sottolineato – non sono tornati ai seggi”. E questo e’ un problema per il partito. Non cerca assoluzioni Gori, dice che la responsabilita’ e’ in gran parte sua, ma guarda anche a Matteo Renzi. ”Con la sfida di Matteo – ha osservato – il Pd era riuscito ad avvicinare a se’ un’ampia fetta di elettorato ‘nuovo’, in tutta Italia e qui, che oggi, dopo quella sconfitta, complice anche il silenzio del sindaco di Firenze, ha in gran parte messo da parte l’idea di votare il nostro partito, che considera a questo punto ‘irriformabile’, e volge lo sguardo altrove. E’ un grave problema per il PD, a mio avviso, di cui i piu’ non paiono avvertiti. Non se ne vanno solo Ichino e Adinolfi, rischiamo che se ne vadano parecchi elettori”. E inoltre, l’ingresso in politica di Monti ”per quanto accompagnato da una compagine disomogenea e tutt’altro che nuova rischia di riempire in queste ore lo spazio creato dalle idee di Renzi, a tutt’oggi non valorizzata dal vincitore delle primarie più preoccupato di non crearsi problemi a sinistra, e forse non sufficientemente presidiate dallo stesso titolare”. Le critiche pero’ non sono un preludio all’uscita dal partito: ”Quei 2.500 voti ce li siamo guadagnati uno per uno. Ripartiamo da qui. Lavoreremo dentro il Partito Democratico e per il successo nel partito Democratico”.