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Geriatri propongono anti-herpes zoster solo a 1 paziente su 5

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Solo in un caso su 5 la vaccinazione contro l’herpes zoster viene raccomandata nell’adulto dal medico geriatra, una percentuale piuttosto bassa se si pensa che la vaccinazione anti-pneumococcica è promossa in circa il 75% dei casi e quella antinfluenzale nel 100% dei pazienti. Sono alcuni dei dati della survey ‘Geriatria e vaccinazioni’, presentata nel corso dell’ultimo congresso Sigg (Società italiana di gerontologia e geriatria) alla quale hanno partecipato circa 300 geriatri. 

L’herpes zoster, il cosiddetto fuoco di Sant’Antonio, colpisce circa 150mila italiani l’anno. E in alcuni casi dà origine a una complicanza invalidante, la nevralgia post-erpetica, che riduce la qualità della vita di chi ne è colpito. Si calcola che circa un adulto su 3 sia a rischio di sviluppare almeno un episodio e l’incidenza e la gravità aumentano con l’età, arrivando a una persona su 2 tra gli over 85. Ma per fronteggiare la patologia esistono nuove opportunità di salute, in particolare grazie al nuovo vaccino ricombinante disponibile anche nel nostro Paese. 

Le principali barriere alla vaccinazione, rilevate dal sondaggio, sono la scarsa conoscenza dei vaccini anti-herpes zoster e delle informazioni logistiche su come e dove eseguire la vaccinazione. “Per superare tali barriere – dichiara Francesco Landi, presidente Sigg e direttore Uoc Medicina interna geriatrica Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs Roma – stiamo mettendo in atto una serie di iniziative, quali la promozione di una maggiore cultura vaccinale, l’implementazione di specifiche campagne di comunicazione e la stesura di calendari vaccinali per le persone anziane”.  

“Attualmente – ricorda Landi – sono disponibili due vaccini contro l’herpes zoster: un vaccino a virus vivo attenuato e, da quest’anno, anche un vaccino ricombinante adiuvato. Il vaccino a virus vivo attenuato è in grado di ridurre solo il 50% dei casi di herpes zoster e di circa il 65% i casi di nevralgia post-erpetica. Tale efficacia decresce con l’età, per il fisiologico declino delle funzioni del sistema immunitario. Questo vaccino può essere co-somministrato solo con il vaccino antinfluenzale. Il nuovo vaccino ha un’efficacia elevatissima, intorno al 97% nei cinquantenni e al 91% nelle persone ultrasettantenni. Questa elevata efficacia è indipendente dall’età, dalle condizioni di comorbilità dei pazienti e perdura nel tempo, fino a circa l’84% a 7 anni dalla vaccinazione”.  

“Il profilo di sicurezza, studiato sia nei trial clinici che nelle esperienze di utilizzo internazionali, è davvero ottimale – evidenzia il presidente Sigg – Sono previste due dosi; la seconda può essere somministrata in un intervallo compreso tra i 2-6 mesi e, in casi di particolari condizioni di immunocompromissione, anticipata a un mese. Nelle persone che hanno già avuto un caso di herpes zoster è indicato ed è co-somministrabile con le vaccinazioni dell’adulto, come antinfluenzale, anti-pneumococco 13 valente e anti-difterite-tetano-pertosse”.  

La Sigg, in linea con gli enti internazionali (Acip, Ecdc, Stiko, Naci), raccomanda in modo preferenziale l’uso del vaccino ricombinante adiuvato perché ha dimostrato una maggiore efficacia nella prevenzione dei casi di herpes zoster, della nevralgia post-erpetica e delle altre complicanze associate. “Avere a disposizione un vaccino costruito specificatamente per la popolazione anziana è davvero un’arma di prevenzione importante per noi – rimarca Landi – L’auspicio per il futuro è di consolidare la raccomandazione della vaccinazione contro l’herpes zoster nella pratica clinica quotidiana in sinergia con i centri vaccinali territoriali e ospedalieri. Inoltre, pubblicheremo a breve il documento di posizione della Sigg sulla vaccinazione anti-herpes zoster che, unitamente ad iniziative di formazione scientifica regionali, saranno testimonianza dell’importanza del valore scientifico che i geriatri ripongono nella prevenzione delle malattie infettive prevenibili da vaccino”.