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Variante Omicron Italia, attesa cabina di regia: ipotesi misure “ma nulla è deciso”

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Nuove misure anti covid in Italia per arginare l’aumento dei contagi e proteggersi dalla variante Omicron? “Le decisioni verranno prese sulla base dei dati dell’ultimo sequenziamento per vedere la velocità di diffusione” della nuova variante. Parola del premier Mario Draghi che ieri, durante l’incontro con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e in vista della cabina di regia il prossimo 23 dicembre, si è espresso così in merito all’ipotesi. “Ora, questa settimana – ha detto Draghi -, avremo una cabina regia in cui passeremo in rassegna eventuali provvedimenti da adottare per le vacanze natalizie, nulla ancora è stato deciso: le decisioni verranno prese sulla base dei dati dell’ultimo sequenziamento per vedere la velocità di diffusione di Omicron. Il succo del discorso è procedere con la massima velocità alla terza somministrazione”, le parole del premier. 

Draghi conferma quindi quanto già affermato domenica dal ministro Roberto Speranza, che aveva parlato di nuova variante “non ancora diffusa in modo significativo” nel nostro Paese, ma anche di un “vantaggio” dell’Italia che “dobbiamo mantenere” perché “sappiamo che non durerà a lungo. Ma 10 giorni significano 4-5 milioni di terze dosi e questo può fare la differenza. Giovedì si riunisce la cabina di regia, nessuna decisione è stata presa: faremo le valutazioni sulla base dei dati”, aveva assicurato Speranza.
 

Se nulla è ancora certo, di sicuro sarà difficile che le nuove misure arriveranno già da Natale vista la vicinanza della cabina di regia, ma intanto il contagio sembra non fermarsi: da ieri, lunedì 20 dicembre, sono poi passate in zona gialla con obbligo di mascherine all’aperto anche Marche – che hanno registrato due nuovi casi di Omicron -, Liguria, Veneto e Provincia Autonoma di Trento. Il Lazio si prepara invece al passaggio di colore per Capodanno, ma dal prossimo 23 dicembre saranno in ogni caso obbligatorie anche qui le mascherine all’aperto. 

Intanto, la pandemia in Italia, le restrizioni e la ripartenza sono state ieri al centro del discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che durante la cerimonia al Quirinale per lo scambio di auguri con i rappresentanti delle Istituzioni ha parlato di un tempo che “resta difficile, nell’alternarsi di speranze e di nuovi allarmi. Si impone un’esigenza di chiarezza e di lealtà come premesse indispensabili di una piena, e comune, assunzione di responsabilità di fronte ai rischi che sono tuttora davanti a noi. Abbiamo visto come la chiarezza, di fronte alle asprezze della pandemia, abbia spazzato via il tempo delle finzioni, delle distrazioni. Tutto questo mi è parso uno straordinario segno di maturità e serietà”, ha continuato il presidente della Repubblica. 

“La stagione della ricostruzione – ha aggiunto il Capo dello Stato – si presenta anche come stagione di doveri. Doveri assunti anche spontaneamente dai nostri concittadini, che desidero ancora una volta ringraziare. Abbiamo compreso che la Repubblica è al tempo stesso istituzioni e comunità. La comunità ha bisogno delle sue istituzioni democratiche per difendere se stessa, per tradurre in realtà i propri valori, per aprirsi la strada verso il futuro”. 

Nelle parole di Mattarella, anche un monito alla stampa sul risalto mediatico dato alle istanze no vax: “La prima difesa dal virus – ha infatti sottolineato il presidente – è stata la fiducia della stragrande maggioranza degli italiani nella scienza, nella medicina. Vi si è affiancata quella nelle istituzioni, con la sostanziale, ordinata adesione a quanto indicato nelle varie fasi dell’emergenza dai responsabili, ai diversi livelli. Le poche eccezioni – alle quali è stato forse dato uno sproporzionato risalto mediatico – non scalfiscono in alcun modo l’esemplare condotta della quasi totalità degli italiani”. 

Ma quali potrebbero essere le misure? In attesa della cabina di regia si accende il dibattito: fari puntati sull’ipotesi tamponi per i vaccinati in luoghi affollati e grandi eventi e sulla durata del Green pass. Ma alcuni esperti sollecitano anche l’obbligo vaccinale e il lockdown per i no vax. 

“L’obbligo vaccinale crea ulteriore divisione mentre l’obbligo per i lavoratori potrebbe essere un elemento sul quale già c’è un accordo e un elemento che vuol dire ampliare molto la platea di chi si deve vaccinare” contro Covid 19, dice all’Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano. “Anche nell’ottica di un controllo – sottolinea l’esperto – sarebbe una misura più efficace perché poi con l’obbligo” generalizzato, ricorda il virologo, “non è che puoi andare a prendere le persone e fargli la vaccinazione”. Tutto si riduce a una multa e “con una multa contro un no-vax convinto – chiosa Pregliasco che più volte si è confrontato con gli irriducibili – sai che ci fai? Non è che poi puoi fare sanzioni con cifre folli”. 

“Io sento in questi giorni le tesi più disparate, come mettere i tamponi obbligatori per andare allo stadio anche a chi ha ricevuto tre dosi di vaccino. Sono tutti provvedimenti cosmetici” dice Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, intervenuto a ‘Rotocalco 264’ su Cusano Italia Tv. “L’unico provvedimento che bisognerebbe prendere con urgenza sarebbe quello di rendere il vaccino obbligatorio, approfittando di queste due settimane di chiusura delle scuole per vaccinare chi non è ancora vaccinato. Dopodiché bisognerebbe dare la possibilità a tutti di vaccinarsi in strutture aperte senza prenotazione e dire che dal 10 gennaio chi non è vaccinato paga una sanzione”. 

E all’Adnkronos Salute spiega: “In giro c’è un virus molto più dannoso di Omicron, quello del panico che ha assalito molti colleghi, giornalisti e i non addetti ai lavori. Il terrorismo e il catastrofismo sono un pericolo, come il panico, perché possono portare a prendere decisioni sbagliate. Spero che Draghi mantenga, giovedì, la barra dritta”. 

Per l’obbligo vaccinale anche Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). “Quello che sta avvenendo in altri Paesi europei sta allarmando molto e la sensazione è che questa variante è temibile – afferma all’Adnkronos Salute – L’Imperial College di Londra ha confermato che la variante Omicron pone diversi interrogativi e servono ulteriori chiarimenti. Serve, come ha ribadito il ministro Speranza, grande attenzione, ma credo che si debba anticipare anche l’impatto di Omicron sugli ospedali. Quindi è arrivato il momento di passare da consigli e raccomandazioni agli obblighi, ad iniziare da quello vaccinale che ho sostenuto dall’inizio della pandemia”. 

Sulle varie ipotesi di misure che il governo potrebbe valutare nella cabina di regia prevista per giovedì, “molte di quelle che circolano sulla stampa possono avere un impatto, stiamo per entrare in un momento critico che vedrà le famiglie riunirsi e ci sarà maggiore circolazione di persone – avverte Andreoni – quindi inevitabilmente ci sarà situazione di maggior rischio di contagio. Molte misure, come lo stesso obbligo vaccinale, devono essere prese dalla politica ma mi pare evidente che ora vanno evidenziati anche degli obblighi, ad esempio a Natale pensare ad un massimo di 6 persone a tavola e preferibilmente tutte vaccinate con la terza dose; portare la mascherina all’aperto ed evitare assolutamente situazioni di assembramento”. 

“Io sono per l’obbligo vaccinale” contro Covid-19, ancora di più in questa fase dell’emergenza, con la variante Omicron che corre e le feste di Natale che moltiplicheranno le occasioni di contagio. Rimane ferma sull’idea che sia necessario rendere l’immunizzazione anti-Covid obbligatoria Maria Rita Gismondo, direttrice Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. “Penso – dichiara all’Adnkronos Salute – a un obbligo vaccinale che dovrebbe valere dai 40 anni in su e per i fragili di ogni fascia d’età”. 

Per Massimo Galli, già direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, “se le cose continuassero ad andare come stanno andando, con il peggioramento dei dati pandemici, sarebbe da valutare la decisione, che altri Paesi stanno già prendendo, di un lockdown per i non vaccinati”. “E’ un’opzione che va considerata – dice all’Adnkronos Salute – E questo dovrebbe servire anche come incentivo alla vaccinazione degli irriducibili, o almeno quelli che sono tali per paura o per ignoranza. Non quelli che lo sono per posizione ideologica perché, in questo caso, non si spostano dal loro punto di vista”. 

Quanto alla certificazione verde, “può valere la pena di riesaminare la durata del Green pass, per una riduzione in prospettiva a 6 mesi. Ma allo stesso tempo è necessario osservare cosa succederà nelle prossime settimane con la variante Omicron. I dati chiariranno molto le idee in proposito, anche sul piano delle misure da prendere. Una possibile riduzione della durata del certificato verde è comunque un’idea che ha una sua logica, anche per accelerare la vaccinazione”. 

“Un lockdown di 15 giorni subito per i non vaccinati? Sarei anche abbastanza favorevole. Stavo per dire neutro, però penso: meglio loro che gli altri. Anche per aiutare l’adesione al vaccino” sottolinea Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano. “L’obbligo di vaccinazione generalizzato dai 40 anni in su potrebbe anche essere l’alternativa – ragiona – ma è la stessa cosa alla fine perché si rivolge a chi non ha fatto il vaccino finora. Quindi la platea è la stessa”. 

Il virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta, osserva che “il Covid per le persone pienamente vaccinate ha una letalità ormai simile se non inferiore a quella dell’influenza, mentre il costante panico mediatico e la continua minaccia di nuove restrizioni – peraltro in una situazione in cui abbiamo un sesto dei morti e un quarto dei ricoverati in terapia intensiva rispetto allo scorso anno di questi tempi – sta facendo danni enormi sia a livello socio-economico che psicologico”. 

“Spingiamo con forza per la vaccinazione dei 5-11 anni, che io raccomando vivamente – dice Silvestri – e acceleriamo con le terze dosi di vaccino (il cosiddetto ‘booster’), spiegando pazientemente e pacatamente alla popolazione perché i vaccini sono la nostra atomica contro il virus (ed evitando sia di criminalizzare gli esitanti che di ventilare assurde restrizioni ai vaccinati). Allo stesso modo insistiamo con il super Green pass, misura a mio avviso giusta e sensata, acceleriamo con gli antivirali (siano essi monoclonali che pillole tipo il Paxlovid), e facciamo il possibile per aumentare la capacità e l’operatività del sistema ospedaliero, rapidamente e senza lesinare sulle risorse”.