Home ULTIM'ORA Reddito cittadinanza, giornalista acchiappa ‘furbetti’: “Ecco tutte le truffe”

Reddito cittadinanza, giornalista acchiappa ‘furbetti’: “Ecco tutte le truffe”

Adnkronos
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“Il Reddito di cittadinanza è strutturalmente sbagliato, soprattutto in un Paese come il nostro. Impedire le truffe, realizzate da singoli ‘furbetti’ o da vere e proprie organizzazioni, a volte legate alla criminalità organizzata, è letteralmente impossibile”. Così all’AdnKronos Benedetta Frucci (collaboratrice de ‘Il Tempo’), che si è meritata la fama di ‘acchiappa furbetti’ del Rdc, e che sul suo sito, furbettidelreddito.it, diffonde numeri e casi relativi alle truffe, e non solo, connesse al sussidio. “Circa un anno fa – racconta Frucci all’AdnKronos – ho iniziato a rendermi conto, leggendo le cronache locali, che spesso si parlava di ‘furbetti’ del reddito di cittadinanza. Così ogni mattina, banalmente, ho cominciato a cercare su Google, e ogni giorno dalla stampa locale di ogni regione saltavano fuori uno o più casi di ‘furbetti’. Casi che ho cominciato a diffondere attraverso il mio profilo Twitter. Man mano che approfondivo il tema, però, mi rendevo conto che a truffare lo Stato non c’era solo il classico ‘furbetto’ singolo, e quasi sempre italiano, ma spesso delle vere e proprie organizzazioni, spessissimo formate da stranieri, oppure connesse, soprattutto al Sud, alla criminalità organizzata”. 

Poco dopo, prosegue Frucci, “è deflagrato il caso di Bologna, dove sono stati scovati 27 cittadini rumeni che percepivano il reddito pur non avendone diritto. A quel punto ho pensato di studiare i dati sulle truffe relative al Rdc, ma mi sono accorta che fino a pochi mesi fa non c’era nessuno, ma proprio nessuno, che avesse quantificato quanti soldi fossero stati sottratti illecitamente allo Stato. Pian piano, però, l’attenzione sulle truffe si è alzata, con Renzi che ha proposto il referendum sul Rdc, Salvini che ha iniziato la sua battaglia, fino alla riforma del governo Draghi. Nel frattempo ho pensato di creare un sito nel quale riportare le notizie di cronaca più eclatanti riguardanti i ‘furbetti’ del Rdc raccolte da varie fonti, anche qualche Centro studi che aveva deciso di studiare il caso”. 

“Le cifre ‘ufficiali’ che sono pubblicate sul sito, a mio avviso – sottolinea Frucci all’Adnkronos – sono anche al ribasso rispetto al fenomeno reale. In ogni caso, sono 174 i milioni truffati, secondo i dati diffusi da carabinieri e Guardia di Finanza, e 123mila 687 le richieste revocate perché false. Ora, la riforma del governo prevede sicuramente delle modifiche interessanti, ad esempio il controllo preventivo per l’assegnazione del sussidio e non più successivo. Però anche i progressi inseriti nella riforma hanno dei limiti, dovuti al fatto, ad esempio, che le Pubbliche amministrazioni comunicano limitatamente fra loro, e inoltre la digitalizzazione della Pa, sicuramente migliore rispetto a qualche anno fa, non è ancora completa”.  

A parte ciò, osserva Frucci, “il fenomeno è comunque ben lungi dall’essere quantificato nella sua reale entità, e credo sia molto difficile arrivare ad assegnare il Rdc esclusivamente a chi ne ha veramente bisogno, perché come per tutti i sussidi pubblici, soprattutto in un paese come l’Italia dove le Pa hanno gravissime carenze anche a livello di formazione del personale stesso, penso sia proprio il concetto del Rdc ad essere profondamente sbagliato”. “Uno dei motivi per cui ho deciso in modo autonomo e ‘casalingo’ di portare questo fenomeno un po’ all’attenzione delle persone – spiega, infatti, Frucci -, è proprio la mia convinzione che è il sistema Rdc ad essere culturalmente sbagliato, perché lancia il messaggio che non ci si deve nemmeno provare a farcela perché tanto c’è lo Stato che ti fornisce i soldi. Soprattutto in zone dove il Rdc è maggiormente percepito, vale a dire nel Mezzogiorno, si lancia il messaggio sbagliato perché non si investe sulle persone, che si aggrappano, dunque, al sussidio dello Stato. Senza dimenticare che al Sud spesso la cifra elargita con il Rdc è superiore alla retribuzione da lavoro, dunque il Rdc non rende conveniente lavorare”. Dunque, conclude, “il problema non sta solo nelle truffe, che rappresentano comunque una percentuale assolutamente minima, ma nello spreco che lo stesso Rdc, per il quale sono stati impiegati 19 miliardi di euro, rappresenta in sé culturalmente e strutturalmente nonostante gli ultimi correttivi. Evitare le truffe è impossibile”.