La variante Omicron avanza in Europa e nel mondo. E per cercare di fermare i contagi si pensa a una quarta dose di vaccino anti-Covid. Israele si avvia essere il primo Paese al mondo ad offrire la quarte dose agli over 60, al personale medico e persone a rischio. Sulla stessa linea la Germania che si prepara a una “aggressiva campagna di ‘booster’ contro Omicron. E in Italia? Il tema divide gli esperti, che assumono posizioni diverse. Da Palù a Crisanti, da Bassetti a Pregliasco, da Gismondo a Minelli, ecco le loro opinioni.
PALÙ – Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa, per la quarta dose di vaccino contro Covid-19 aspetterebbe di “valutare l’impatto clinico della variante Omicron. C’è già la tecnologia per adeguare i vaccini alle nuove varianti e si sta discutendo se è possibile accelerare i tempi per la vaccinazione”, afferma.
CRISANTI – La quarta dose di vaccino anti-Covid varata in Israele per over 60 e operatori sanitari “è preoccupante”, dice all’Adnkronos Salute è Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova. Per l’esperto il fatto che in questo Paese, dove hanno cominciato prima con i booster, diano il via a un nuovo giro di immunizzazioni “non è un segnale buono” per quanto riguarda la speranza di avere con la terza dose uno scudo solido e duraturo contro il contagio.
“Del resto – spiega il virologo – io l’ho visto con i miei occhi: ho colleghi che hanno fatto la terza dose un mese fa e si sono infettati”. E “non è la variante Omicron. Non c’entra. Qui è tutta Delta”, precisa.
PREGLIASCO – “Per ora direi di no”, afferma all’Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano, secondo il quale “l’ok per anziani è fragili è il destino di questa vaccinazione, che transiterà in uno schema, un piano vaccinale, come quello dell’influenza”.
BASSETTI – “Se Israele ha preso questa decisione c’è una strategia ragionata, ma vediamo. Per ora sono quarte dosi solo per una specifica fascia di popolazione. Io personalmente, se sarà che ci dovremo vaccinarci ogni 6 mesi, non ci trovo nulla di male se questo ci permette di vivere più tranquillamente come accade oggi”, afferma all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive all’ospedale Policlinico San Martino di Genova, ricordando che “Israele è un laboratorio a cielo aperto, partiranno con le quarte dosi dopo che a luglio erano iniziate le terze dosi e si inizierà con gli over 60 e gli operatori sanitari. Ma lo faranno da gennaio, quindi a 6 mesi”. “Oggi in reparto si vede che la prognosi Covid per un vaccinato positivo e per uno non immunizzato è molto diversa – ricorda Bassetti – Tutto deve esser governato dall’esperienza e dai dati scientifici che, se diranno che il richiamo va fatto ogni 6 mesi, lo faremo. La medicina cambia, non rimane immutabile nel tempo, è in continua evoluzione. Solo gli ignoranti si stupiscono di questo”.
GISMONDO – Non esclude la necessità di una quarta dose anti-Covid, e poi forse di dosi future a cadenze ravvicinate, la microbiologa Maria Rita Gismondo. “Abbiamo ormai molto chiaro che gli attuali vaccini ci proteggono per 4-5 mesi, quindi dal punto di vista squisitamente scientifico ripetere la dose dopo 4-5 mesi è perfettamente calzante”. . Scientificamente plausibile, però “non piacevole”, osserva la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. “Quindi – è l’auspicio dell’esperta – ci aspettiamo che la ricerca ci porti un vaccino che possa essere perlomeno annuale, come quello dell’influenza”.
MINELLI – Chiede più informazioni Mauro Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata. “Quello che francamente continua a sfuggirmi – commenta all’Adnkronos Salute – è perché mai noi dovremmo avere Israele, la cui popolazione è addirittura inferiore a quella di qualche nostra regione, come elemento guida delle nostre scelte”.
“Servono più informazioni prima di poter affermare con sicurezza ferma ed univoca che è il caso di prevedere una nuova dose magari di vaccini perfino adeguati alle varianti dominanti”, afferma. “Certo, soprattutto con la variante Omicron, siamo tutti esposti ad un preoccupante aumento dei contagi, ma quel che appare evidente è che l’Italia tutto sommato stia raccogliendo i frutti di scelte ponderate che poggiano essenzialmente sul comportamento composto e responsabile degli italiani nell’adeguarsi alle misure anti-Covid e sulla serietà e tempestività con cui è stata condotta la campagna vaccinale”, avverte Minelli.
CAUDA – “Io credo che nel 2022 dovremo ancora fare un ulteriore richiamo” anti-Covid, “magari con un vaccino aggiornato, sia esso proteico, a Rna o a Dna, ma con le nuove varianti in modo da essere proprio diretto verso questo”, dice all’Adnkronos Salute l’infettivologo Roberto Cauda, consulente dell’Agenzia europea del farmaco Ema per le malattie infettive. “Ma in assenza di questo facciamo comunque la vaccinazione e soprattutto la terza dose di richiamo – raccomanda – perché ci protegge contro la malattia severa e la morte in modo più che soddisfacente”.
PRESIDENTE VIROLOGI – Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), auspica un aggiornamento tempestivo degli ‘scudi’ anti-Covid. “Se quarta dose dovrà essere, quarta dose sia, ma con un vaccino adattato alla variante Omicron, destinata a diventare dominante in brevissimo tempo”. Perché “pensare di continuare le immunizzazioni future con un vaccino che risale a inizio pandemia, in questo momento non ha più grande senso”, spiega in un’intervista all’Adnkronos Salute l’esperto, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’università degli Studi di Brescia, direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili.
Mentre Israele va verso il ‘booster del booster’ destinato a over 60, pazienti fragili e operatori sanitari, trascorsi almeno 4 mesi dalla terza dose, per Caruso, “se continuiamo a fare Green pass con scadenza, la quarta dose sarà un’evoluzione naturale”. Ma “imposta dalle leggi e non dalla scienza – precisa – perché a questo punto, se proprio di vaccino vogliamo parlare, pur ribadendo che aderire alla campagna di immunizzazione contro Covid-19 resta fondamentale, dovremmo iniziare a parlare di un vaccino che sia quantomeno adattato all’ultima variante di Sars-CoV-2, così come avviene ogni anno per la profilassi antinfluenzale”.