Credono nei social come unica e vera fonte di informazione, sono attratti dalle teorie del complotto e refrattari al confronto con chi cerca di sostenere ragioni diverse dalle loro. E’ l’identikit dei no vax che emerge dalle ricerche discusse durante il web forum ‘Psychiatric and Neurological Issues in the Covid-19 Era: Lessons for the Present and the Future’, organizzato dall’università degli Studi di Brescia e dalla Fondazione Internazionale Menarini. Gli esperti hanno ribadito come circa il 70% della popolazione desideri essere vaccinata, il 20-25% manifesti dubbi più o meno pronunciati ed esitazioni, mentre il restante 5-10% rappresenti la frangia degli irriducibilmente contrari.
Gli studi analizzati, fra cui un lavoro dell’università di Oxford – spiega una nota – hanno consentito ai relatori di disegnare un ritratto dei ben disposti e degli irriducibilmente contrari, con il gruppo degli esitanti che si colloca in una posizione intermedia, seppur più vicina a quella dei contrari. “In particolare, rispetto ai ben disposti, i no vax tendono a utilizzare come fonte principale e spesso unica di informazione i social media al posto dei media tradizionali, hanno un minore interesse per le ricadute benefiche che la vaccinazione garantisce alla società, e giudicano la rapidità con la quale sono stati sviluppati i vaccini una prova di inaffidabilità anziché di efficienza di Big Pharma”, illustra Emilio Sacchetti, promotore e coordinatore scientifico del web forum e professore emerito di Psichiatria dell’ateneo bresciano.
Inoltre, prosegue l’analisi degli esperti, “i no vax hanno maggiore sfiducia nei confronti del sistema e della scienza in genere, dei politici e dei sanitari in particolare; hanno una più spiccata propensione a vivere in contesti caotici e di erosione sociale; sono più attratti e disposti a credere a complotti e altre false credenze, più condizionati da dati incontrollati circa l’efficacia e la sicurezza dei vaccini, più refrattari al confronto con tesi diverse dalle proprie e propendono all’autoritarismo”.
Secondo Sacchetti “questo identikit dovrebbe indurci a una riflessione: promuovere la vaccinazione utilizzando il potere di convincimento della ragione non può bastare”, ammonisce.
“La somministrazione della vaccinazione al 90% circa della popolazione italiana – evidenzia lo psichiatra – indica infatti che la quota degli esitanti è ormai ridotta all’osso, perciò altri strumenti dovrebbero essere messi in atto per spingere gli irriducibili a vaccinarsi, come una comunicazione empatica ed emozionale. Inoltre, è altrettanto evidente che serva ora una massiccia campagna di rinforzo motivazionale per contrastare i dubbi che potrebbero essere prodotti dalla contro-informazione anti-vaccinale”.