“C’è un diritto-dovere di ciascun parlamentare di adempiere al proprio mandato ed esprimere il proprio voto. E allora si tratta di creare condizioni per cui anche in questa straordinaria situazione sia loro consentito di esprimere, in sicurezza per sé e per gli altri, il voto”. Così all’AdnKronos Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, commenta le parole del presidente della Camera Roberto Fico, che ieri ha affermato che “in questo momento i positivi a norma di legge non possono votare” per eleggere il presidente della Repubblica.
“Mi chiedo – osserva Mirabelli – se non sia possibile, nell’ambito della stessa sede parlamentare, avere un percorso interno e un luogo che consenta loro di partecipare all’assemblea con queste modalità di sicurezza ed esprimere il loro voto, ad esempio non nell’aula ma in una delle tribune o in un luogo visibile dalla presidenza, controllabile, nel quale possono votare”.
“C’è un problema a monte – sottolinea poi il presidente emerito della Corte costituzionale -, possono, essendo in quarantena, abbandonare la loro casa, la loro residenza, il luogo nel quale si trovano e viaggiare? Questo è un altro problema, che però non riguarda di per sé la presidenza del parlamento, ma per l’adempimento del loro dovere possono essere individuate modalità di sicurezza con le quali il loro trasporto possa avvenire? Credo che anche questo sia un problema che può essere tecnicamente risolto”.
Quanto all’ipotesi che, vista anche la divisione dei partiti sul punto, dopo la scelta per il nuovo Capo dello Stato possano essere presentati dei ricorsi da parte del parlamentare positivo a cui è stato negato il voto, Mirabelli osserva: “Mi chiedo, là dove ci sia un divieto impeditivo, se non ci possa essere un conflitto fra poteri dello Stato che il singolo parlamentare possa attivare se è leso l’esercizio delle sue funzioni. Ma mi chiedo anche cosa succederebbe se, nonostante il divieto, un parlamentare in quarantena si recasse alla sede del parlamento per partecipare alle operazioni”.
“Gli sarebbe impedito in qualche modo l’ingresso? Mi chiedo, allora, se non sia opportuno riflettere su quali possano essere le modalità che consentano l’esercizio di questo diritto-dovere, libero ovviamente poi il parlamentare, le cui condizioni di salute gli impediscono di muoversi, di non partecipare, ma allora è una scelta propria del parlamentare, come può avvenire liberamente, e non un impedimento esterno alla sua volontà”.