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Scuola, Giannelli (presidi): “280mila classi in didattica mista, studenti destabilizzati”

Adnkronos
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“Attendiamo con ansia i dati del Ministero dell’Istruzione. Fermo restando che è giusto e corretto che competa al Ministero dare i dati, in base a quanto riferitoci dai nostri colleghi in Italia il 70 per cento delle classi è in didattica digitale integrata. Su 400mila classi totali, dunque 280mila sono in ddi”. Lo dice il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli che rispondendo all’Adnkronos sul numero degli studenti in dad afferma: “Difficile da dirsi quanti stanno a casa e quanti a scuola. Ma ci sono classi con appena sei alunni in presenza. Dunque la ddi è una soluzione illusoria che tra l’altro non funziona”.  

“Un conto è insegnare in presenza e un altro a distanza – spiega Giannelli – Le modalità didattiche sono completamente diverse, a partire dal modo in cui si spiega una lezione. La conseguenza della spiegazione in ddi è che o si penalizza il gruppo collegato da casa o quello che sta in classe in presenza. Inevitabilmente si crea una discrepanza”. Ne risentono gli studenti? “Gli studenti risentono del mutamento continuo delle condizioni in cui viene gestita la didattica. Il continuo mutare della situazione contagi determina una situazione dinamica che li destabilizza nel processo di apprendimento. Quindi in questo senso capisco chi afferma che la dad fatta bene è più efficace della didattica mista”.  

“Sappiamo bene che la pandemia ha prodotto uno stato di apprensione ed ansia in molti ragazzi – prosegue il presidente Anp – Stare in didattica a distanza non ha avuto ricadute positive sulla psiche e sul processo di formazione del carattere. Molti studenti hanno bisogno di ricorrere allo psicologo, a cui sono dedicati parte di quei 350mln stanziati per 8mila scuole. Si parla in genere di collaborazioni per 5mila euro ad anno. Non possiamo infatti pensare di avere psicologi tutti i giorni con questi fondi, anche se sta all’autonomia dei singoli istituti scolastici scegliere di investire di più. La realtà è comunque che le scuole non navigano nell’oro”. Non da ultimo, ad aggravare il senso generale di precarietà “i problemi di connessione frequenti quando in una scuola quasi tutte le classi sono in didattica mista, per il carico sulla banda dell’istituto scolastico. O ancora più in generale causati dall’infrastruttura telematica generale, non sempre la rete a casa è buona e veloce e spesso gli studenti usano la rete dei cellulari che non sempre è ottimale. Procede in ordine sparso”, conclude Giannelli.  

di Roberta Lanzara)