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Reti di impresa in crescita +13,3%, favoriscono performance

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Le reti di impresa si confermano determinanti per fronteggiare la pandemia e accompagnare la ripresa economica, favorendo le performance delle singole imprese che insieme migliorano la trasformazione tecnologica, il rafforzamento delle relazioni, l’acquisizione di nuove competenze. Per questo si continua a registrare una crescita costante anche nel 2021 anno in cui i contratti di rete sono aumentati del 13,3% (+885 nuovi contratti rispetto al 2020) e le imprese in rete del 10% (+3.849 rispetto al 2020). Questa è la fotografia fornita dal 3° Rapporto dell’Osservatorio nazionale sulle reti d’impresa, a cui partecipano InfoCamere, RetImpresa e il Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia che conta complessivamente, al 31 dicembre scorso, 42.232 imprese in rete per un numero totale di 7.541 contratti di rete.  

Su tutti prevalgono le ‘reti contratto’ che da sole conquistano l’85%. Le imprese più coinvolte nei contratti di rete appartengono a tre settori: agroalimentare (22%), commercio (14%) e costruzioni (12%) e hanno sede nel Lazio (24,3%) seguito da Lombardia (10,5%) e Veneto (7,8%). Il Rapporto annota anche i risultati di una indagine condotta , sulla base della Survey, tra giugno e luglio 2021 su un campione di 241 reti che ha evidenziato come le reti più “performanti, efficaci, coese e resistenti alla pandemia” sono quelle “dotate di risorse e competenze complementari, soprattutto intangibilii, siano simili come mercato di riferimento e considerino importanti le tecnologie legate ai dati e all’automazione, soprattutto nel Made in Italy”.  

Con riferimento agli obiettivi, le reti intervistate hanno mostrato una maggiore propensione rispetto al passato per l’aumento del potere contrattuale, la riduzione dei costi di produzione, la formazione e la partecipazione a bandi e appalti. Resistono, seppure con meno forza, si legge ancora, i temi dell’innovazione, dell’internalizzazione e del marketing in rete, anche per effetto del proseguire della crisi pandemica. Infine, dal Rapporto emerge la tendenza delle imprese in rete a confermare nel tempo l’utilizzo di questo modello, che, spiega ancora il dossier, “ben si adatta alla struttura industriale italiana e alle sue esigenze, anziché optare per diverse e più tradizionali forme di aggregazione”. 

“Le reti d’impresa rappresentano un innovativo modello di organizzazione del lavoro e possono contribuire a rafforzare le competenze e i livelli di specializzazione all’interno delle filiere”, ha commentato il sottosegretario al ministero del Lavoro, Tiziana Nisini, intervendo alla presentazione del Rapporto. Un contratto quello di rete, ha aggiunto Fabrizio Landi, Presidente di RetImpresa, che “potrà assumere un ruolo ancor più decisivo nel nostro sistema produttivo anche grazie all’attuazione della codatorialità”. Uno strumento, dunque, come come emerge dal Rapporto , “che sostiene l’evoluzione del tessuto imprenditoriale del Paese in questa fase di ripresa”, ha annotato il Direttore Generale di InfoCamere, Paolo Ghezzi. 

Nel complesso, ha concluso Anna Cabigiosu, docente dell’Università Ca’ Foscari Venezia e responsabile scientifica del Rapporto, “il contratto di rete è uno strumento unico, agile e snello, che permette ad imprese grandi e piccole di fronteggiare ambienti turbolenti e complessi condividendo risorse complementari e una stessa visione strategica. Reti performanti sono costituite da partner con risorse complementari, soprattutto intangibili, ma simili come mercato di riferimento di cui condividono una buona conoscenza e comprensione”. 

“La rete – spiega la studiosa – permette ai singoli partner di sviluppare nuove competenze e se queste sono complementari la rete è più efficace, ma la rete permette solo in parte ai singoli di imparare a svolgere internamente e in autonomia alcune attività precedentemente svolte solo in rete. La rete resta dunque il luogo dove condividere e mettere a sistema risorse e competenze, e le imprese che hanno fatto esperienza di rete sono propense a continuare la loro collaborazione usando ancora una volta l’istituto giuridico della rete e non altre forme di aggregazione”.