(Adnkronos) – “Non ce l’ho con Achille Lauro, lui fa marketing. Il direttore di Rai 1 Coletta da anni gioca a questo gioco, ma ora diventa responsabilità dei nuovi vertici Rai, a cui chiedo conto. Il nuovo presidente, il nuovo amministratore delegato dove sono? La presidente era presente, seduta in prima fila all’Ariston, non ha nulla da dirci? Non ha nulla da dire a a sette milioni di cattolici praticanti che vanno a messa tutte le domeniche e a decine di milioni di battezzati che devono vedersi irridere il loro sacramento in modo così banale e sciatto, calata a ‘marchetta’ dentro la logica del marketing?”. E’ lo sfogo di Mario Adinolfi all’Adnkronos, all’indomani della performance di Achille Lauro sul palco del festival di Sanremo (video), durante la quale l’artista romano ha messo in scena una sorta di ‘battesimo’.
“Lui ha capito che il gioco funziona, da anni fa performance oltraggiose nei confronti della Chiesa Cattolica sapendo che reagiranno e lui ne trarrà un lucro. Un gioco studiato, anche ormai un po’ stanco e senza voce, vista la performance di ieri sera. E’ semplicemente irritante, ripetuto, già visto, deteriore -attacca Adinolfi- Qui la cosa veramente grave è che se Achille Lauro avesse proposto uno schema del genere vestito col turbante per ricordare il profeta Maometto, o portando la kippah ebraica, i dirigenti della Rai lo avrebbero immediatamente fermato”.
Quello che “è intollerabile -incalza il fondatore del ‘Popolo della Famiglia’- è che la Rai, in particolare Rai Uno, e in particolare durante il più importante spettacolo nazional-popolare pagato con i soldi delle famiglie cattoliche italiane che si permette di irridere in maniera così profonda il sentimento cattolico, non intervenga”. Questo, sottolinea ancora una volta Adinolfi, “non interroga Achille Lauro, interroga loro. I vertici di un’azienda che dovrebbe essere servizio pubblico. L’oltraggio è stato reso a chi paga i loro stipendi, e ci attendiamo ora una risposta chiara e possibilmente convincente
da queste persone che sono appena arrivate, e magari possono spiegare al direttore Coletta che non si agisce contro coloro che rendono ancora possibile l’esistenza di un servizio pubblico radiotelevisivo pagandosi il canone in bolletta”.