(Adnkronos) – Dal campo da tennis alla guerra Ucraina-Russia. Sergiy Stakhovsky, 36 anni, ha appena chiuso la carriera di tennista professionista. Ha ascoltato le news dell’inizio dell’invasione russa nella sua Ucraina e non ci ha pensato due volte. E’ tornato in patria, lasciando moglie e 3 figli in Ungheria, e si è unito a Kiev alle forze pronte a scontrarsi con i russi. “Sono nato qui, i miei nonni sono sepolti qui, vorrei avere una storia da raccontare ai miei figli. Nessuno qui vuole essere liberato dalla Russia, abbiamo libertà e democrazia. La Russia vuole portare disperazione e povertà”, dice l’ex tennista ucraino alla Cnn.
E’ stato difficile far accettare la decisione alla moglie. “Ho una moglie e 3 figli. Se fossi rimasto a casa, mi sarei sentito in colpa per non essere tornato. Ora sono qui e mi sento in colpa perché li ho lasciati a casa”, dice. “Ovviamente mia moglie si è arrabbiata. Ha capito le mie ragioni, ma si sente tradita. E capisco alla perfezione perché si senta così”, aggiunge. Ai figli, tutti di età inferiore ai 7 anni, la coppia non ha ancora detto nulla. “Mia moglie non gli ha detto niente e io non gli ho detto dove stavo andando. Credo che se ne renderanno conto presto”.
Stakhovsky non è l’unico atleta pronto a combattere. Spiccano i nomi dei pugili Oleksandr Usyk e Vasiliy Lomachenko. “Non voglio uccidere. Ma se vogliono togliermi la vita o uccidere i miei cari, dovrò farlo”, dice Usyk alla Cnn da Kiev. “Non voglio sparare, non voglio uccidere nessuno. Ma se vogliono uccidermi, non avrò scelta”, le parole di Usyk.
Le stesse parole vengono pronunciate da Stakhovsky. “Ho fatto un corso base su come si spara. Penso che le persone come me siano l’ultima risorsa. Non sono sicuro che ci sia qualcuno pronto a dire che in questo momento è pronto a sacrificare la propria vita. Io voglio vedere i miei figli, voglio vedere mia moglie. Se un missile colpisce la mia casa, questo significa sacrificare la mia vita? No, significa solo essere uccisi”. Stakhovsky è pronto a combattere “perché amo il mio paese, voglio che sia ancora sulle cartine, cresca, diventi migliore e più europeo. Vorrei che i miei figli vedessero la trasformazione del mio paese”.