La Tari, la tassa sui rifiuti, aumenta ancora e quest’anno in alcuni comuni quasi del 9%.
Una cifra già altissima che aumenta ancora. Ai toscani va detta la verità sul perché questi costi sono così alti. Quello che i toscani (soprattutto chi abita a Firenze, Prato, Pistoia) pagano, è una cifra altissima perché non abbiamo impianti, i rifiuti altrove sono una risorsa economica: si trasforma, si vende il riciclato, si produce energia… In Toscana il rifiuto viene invece spesso portato altrove, con costi di trasporto, di conferimento e con sanzioni perché nei nostri Ato (ambiti territoriali) non si chiude nessun ciclo dei rifiuti. E quando i rifiuti rischiano di diventare un problema su come gestirlo, stoccarlo, portarlo, il rischio è anche quello che tutto ciò possa generare appetiti della criminalità.
Diciamo la verità: senza impianti i rifiuti non sono e non possono essere una opportunità, anche economica, ma sono un costo – altissimo – e lo saranno sempre di più.
Siamo al paradosso che anche i comuni, come Sesto Fiorentino, che hanno deciso di fare il “porta a porta” spinto eliminando i cassonetti, ha raggiunto vette altissime di recupero e materiale riciclato, quest’anno all’86% ma mantiene comunque una Tari altissima.
Se non hai impianti anche per il materiale riciclato, se non c’è mercato, se quanto recuperato non ha sbocchi né mercato, allora l’alternativa è trovare qualcuno che te lo prende e spesso vuole essere pagato, sempre di più e visto che la norma dice che devi essere autosufficiente e non lo sei, paghi anche delle “multe”.
I rifiuti non scompaiono, non sono invisibili e in Toscana non siamo per niente autosufficienti. L’assenza di impianti “costa” 50 milioni di euro l’anno in più a famiglie e imprese toscane.
È il costo che la Toscana paga perché non ha impianti, questo è il “costo politico” quando non si è riformisti