Home FOCUS Referendum giustizia. Quesito 4: Valutazione dei magistrati

Referendum giustizia. Quesito 4: Valutazione dei magistrati

Lorenzo Ottanelli
742
0
referendum giustizia

12 giugno, giorno di elezioni. Amministrative ed enti locali. Ma anche referendum, 5 quesiti per abrogare alcune norme riguardanti la giustizia. Ogni giorno vi spiegheremo un quesito referendario, senza dare pareri su come votare, ma cerchiamo di spiegare quali sono i motivi che hanno portato alla scelta di chiederne l’abrogazione e i cambiamenti che apporterebbero. Nei giorni scorsi abbiamo parlato del Decreto Severino, della Custodia cautelare. Ieri è stata la volta della Separazione delle carriere. Oggi parliamo dei Consigli giudiziari e la valutazione dei magistrati.

Referendum giustizia. Quesito 5: Elezioni dei magistrati al Csm | La Gazzetta di Firenze

Consigli giudiziari e valutazione dei magistrati – Scheda grigia

I Consigli giudiziari sono degli organi di autogoverno della magistratura. Ogni distretto giudiziario ne ha uno. Questi consigli esprimono pareri da inviare al CSM, che dovrà decidere la progressione di carriera o il cambio di funzione di un magistrato.

Queste assemblee vigilano anche sul funzionamento corretto degli uffici, segnalano disfunzioni al CSM e al Ministero della Giustizia. Dal 2006 non ne fanno parte solo i magistrati ma anche avvocati e professori universitari.

Questi ultimi si chiamano membri laici e possono dare pareri solo su questioni organizzative e tecniche. Il referendum sulla giustizia abrogherebbe quelle parti che limitano i membri laici dal funzionamento dei Consigli giudiziari e, quindi, verrebbero chiamati a dare pareri anche sulla professionalità dei magistrati. Oggi, infatti, solo i magistrati possono dare pareri su altri magistrati.

Il testo

“Volete voi che sia abrogato il decreto legislativo 27 gennaio 2006, n.25, recante «Istituzione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e nuova disciplina dei consigli giudiziari, a norma dell’art. 1, comma 1, lettera c) della legge 25 luglio 2005, n.150», risultante dalle modificazioni e integrazioni successivamente apportate, limitatamente alle seguenti parti: art.8, comma 1, limitatamente alle parole “esclusivamente” e “relative all’esercizio delle competenze di cui all’art.7, comma 1, lettera a)”; art.16, comma 1, limitatamente alle parole: “esclusivamente” e “relative all’esercizio delle competenze di cui all’art.15, comma 1, lettere a), d) ed e)”?

La norma nel dettaglio

I Consigli giudiziari, abbiamo detto, servono come strumento di autogoverno territoriale della magistratura. Ogni distretto giudiziario ne ha uno. Il consiglio è composto dal suo presidente, il Presidente della Corte d’Appello, dal Procuratore Generale della Corte di Appello, alcuni magistrati giudicanti, alcuni magistrati requirenti, uno o più professori universitari di giurisprudenza (dipende dalla numerosità dei magistrati) e due o tre avvocati (dipende dalla grandezza del distretto).

Questa composizione mista serve a garantire la rappresentanza di tutte le professioni forensi (che girano attorno al tribunale, per farla semplice). La decisione è stata presa per garantire la corretta efficienza e funzionalità dei distretti giudiziari.

Ma a cosa servono? Offrono pareri al CSM, che è l’unico organo a poter prendere decisioni sull’avanzamento di carriera e sul cambio di funzioni, ma anche ad assegnare le sezioni e i procedimenti ai magistrati. Ma non solo, i pareri dei Consigli giudiziari servono anche a valutare la professionalità dei magistrati, il trattenimento in servizio o la cessazione del loro impiego, l’incompatibilità tra magistrati, gli incarichi al di fuori del foro, il conferimento di incarichi direttivi.

Il CSM, infatti, non può conoscere direttamente tutti i magistrati e per questo i pareri dei distretti sono fondamentali. Tuttavia, i pareri dei Consigli giudiziari non sono vincolanti per il CSM.

Lo stesso discorso che abbiamo fatto per i Consigli giudiziari vale anche per il Consiglio direttivo della Cassazione, che è un organo a parte, ma che è strutturato in maniera simile. La Cassazione ha un suo consiglio perché esiste una sola Corte di Cassazione, a Roma.

Oggi la componente laica dei Consigli giudiziari, così come quella del Consiglio direttivo della Cassazione, non può partecipare alle discussioni e alle valutazioni della professionalità dei magistrati. I magistrati vengono valutati dal Csm ogni quattro anni, sulla base dei pareri motivati dei Consigli.

Avvocati e docenti partecipano all’elaborazione dei pareri su questioni tecniche e organizzative, ma non possono dare giudizi sull’operato dei magistrati. Solo i magistrati, dunque, hanno oggi il compito di giudicare gli altri magistrati.

Se vince il sì

Tutti i membri, compresi i laici, ovvero anche gli avvocati e i professori universitari, avrebbero diritto di voto in tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei Consigli giudiziari.

Cosa dice chi è a favore

I proponenti del referendum sulla giustizia dicono che se votassero tutti i membri, il giudizio sulla professionalità dei magistrati sarebbe più oggettivo. Non solo, sarebbe anche meno autoreferenziale. Per chi è a favore, infatti, la sovrapposizione tra controllore e controllato ha portato a dare valutazioni poco oggettive e legate alla logica corporativa.

Cosa dice chi è contro

Chi è contrario a questo cambiamento ritiene sbagliato dare il voto alla componente laica. Il rischio sarebbe quello di valutazioni preconcette o ostili. Inoltre, questa decisione potrebbe minare l’autonomia della magistratura e mettere in discussione la terzietà del giudice.

Durante un processo, infatti, un magistrato potrebbe trovarsi di fronte a un avvocato che potrebbe poi esprimere parere favorevole o contrario al suo lavoro, con conseguenze importanti sulla sua carriera. Alcuni fanno notare che già esistono possibilità per gli avvocati e per i laici di mettere in discussione il comportamento dei magistrati in ufficio.

I magistrati sono già segnalabili dai consigli dell’ordine degli avvocati. I provvedimenti vengono poi scrutinati dagli avvocati e dai giudici dell’impugnazione, che possono impugnarli e, nel caso, portare avanti una denuncia disciplinare, contabile, penale, o per l’azione civile contro il magistrato.

Cosa cambierebbe con la Riforma Cartabia

Se non dovesse passare il referendum sulla giustizia, al vaglio del Parlamento c’è la riforma della giustizia della Guardasigilli Cartabia. Qui si prevede che nei Consigli giudiziari solo la componente degli avvocati, e non quella dei docenti universitari, ottenga la facoltà di esprimere un voto sulla professionalità dei magistrati e solo dopo un preventivo parere dell’Ordine.