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Ucraina, gen. Tricarico: “Stop alibi su esercito e difesa Ue”

Adnkronos
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(Adnkronos) – “Credo sia giunto il momento che venga smascherato l’alibi che da anni fa da paravento all’inattività dell’Europa nel suo complesso per darsi un’identità nel settore della difesa e una capacita militare comune. L’alibi consiste nell’assunto, vero in minima parte, che senza una politica estera comune non ci può essere un esercito europeo”. Lo afferma all’Adnkronos il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica militare, sulla difesa comune europea e l’esercito europeo. 

“A mio modo di vedere lo scenario più urgente da edificare con la guida europea è quello del Mar nero e della individuazione ed edificazione di percorsi umanitari a tutela delle vie marittime per lo spostamento delle enormi quantità di grano accumulate nei depositi ucraini verso i lidi di destinazione – sottolinea – Auspicabilmente un’intervento da suggellare, preliminarmente, con una risoluzione Onu che nessuno sta proponendo con una inerzia e una timidezza incomprensibile”. “Una risoluzione che potrebbe smascherare platealmente le eventuali bugie di Putin quando assicura che non ostacolerà il trasporto del grano ucraino”, osserva il generale Tricarico.  

“L’Europa, evidentemente, nella sua componente marittima ha tutti i mezzi e la professionalità per disegnare una missione militare che blindi letteralmente le vie marittime da qualunque insidia, subacquea, marittima, aerea o cibernetica”, sottolinea l’ex ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica militare. “Questa potrebbe essere la ‘missione pilota’ alla quale, auspicabilmente, potrebbe e dovrebbe far seguito uno strumento militare europeo più allargato e più completo”, prosegue Tricarico. “In prospettiva le regole dello stare insieme in una difesa comune dovranno certamente prevedere un principio di solidarietà non solo fra i Paesi membri ma, a mio modo di vedere, per qualunque Paese, non appartenente all’Unione, i cui diritti vengano calpestati come sta succedendo con l’Ucraina – conclude – Un’alleanza non difensiva, ma protettiva dei diritti ovunque vengano ignorati con delle soglie standard di intervento da individuare in maniera rigorosa e condivisa”.