“Non ci sono molti soccorritori disposti a diventare ‘supervolontari’. Non ne abbiamo notizia, abbiamo notizia invece di uomini e donne disposti a fare la loro parte sulle ambulanze, sui pulmini dei servizi sociali, nella protezione civile. Ma non a sostituirsi ai medici e agli operatori della sanità. A frequentare un supercorso infinito per trasformarsi in ‘supplenti’ di medici e infermieri professionali”. E’ la posizione del presidente di Anpas Toscana, Attilio Farnesi (nella foto insieme al capo della protezione civile, Franco Gabbrielli) e del presidente di Misericordie toscane, Alberto Corsinovi sull’ipotesi di riassetto dei punti di emergenza territoriale.
Il faro delle associazioni resta sempre la legge regionale 25. Su quella ci basiamo, e riteniamo che non debba essere stravolta. Pensiamo non praticabile l’ipotesi di sostituire medici e infermieri dell’emergenza con ibridazioni che tradiscono la natura stessa del volontariato
Sarà compito della Conferenza regionale permanente, organismo che vede il volontariato parte attiva insieme alle istituzioni nella progettazione di nuove modalità per un migliore sistema di emergenza, discutere su quali percorsi siano più appropriati per contemperare efficienza, appropriatezza e uso razionale delle risorse.
Riteniamo inconcepibile questa impostazione; i volontari sono già parte attiva nel processo di sussidiarietà e mutualità che fa parte della loro natura: ma il destinatario della solidarietà quotidiana del volontariato, che mette a disposizione il suo tempo libero per la collettività, sono i cittadini, non certo il bilancio della Regione. Non sarebbe giusto caricare di ulteriori responsabilità degli uomini e delle donne solo contando sul loro slancio di altruismo.
Riteniamo quindi che l’ipotesi di sostituire i punti medici ed eventualmente sostituirli con i ‘supervolontari’ sia da accantonare. Così come sia necessario fare attenzione ai tagli al servizio di guardia medica. Il soccorso e l’assistenza medica territoriale sono gli esempi più chiari del diritto costituzionale alla salute del cittadino, in una fase in cui molto nel mondo della sanità sembra virare verso la privatizzazione. Noi continuiamo a ribellarci all’idea che la disponibilità economica sia un discrimine per ricevere cure appropriate e in tempo. Soprattutto quando si parla di emergenza.