La politica italiana è la barzelletta di sé stessa. In una legislatura si sono susseguiti tre governi completamente diversi l’uno dall’altro. Il primo è caduto per il capriccio del Papeete, la Lega aveva la speranza di andare alle elezioni e ottenere un 40% dopo il grande risultato delle europee nel 2019. Poi, il governo giallorosso – 5 Stelle, Leu e Pd, poi anche Italia Viva. Sempre con Conte Presidente, il grande tessitore dell’alleanza è il politico che più di tutti aveva reso impossibile l’apparentamento con i 5 Stelle l’anno precedente, Matteo Renzi. Poi la pandemia, un anno di conferenze stampa/comizi… e nel gennaio 2021 chi aveva reso possibile governare fa dimettere i suoi ministri. Arriva Draghi – governo di unità nazionale, fino a quando non si ripresenta la speranza elettorale: stare al governo non paga, andiamo all’opposizione, così riusciremo a recuperare qualche voto.
L’irresponsabilità italiana, l’impossibilità di portare a termine le riforme per l’incapacità di mediare. La causa: uno scopo meramente elettorale, incomprensibile, perché nessun partito otterrà mai il 50%+1 per governare da solo. I 5 Stelle perdono consensi, perdono autorevolezza (se mai ne avevano sperimentato un barlume) e portano dietro a sé l’incertezza per il futuro italiano.
Mettere a repentaglio la crescita, il ruolo geopolitico che l’Italia si stava costruendo in Europa, in una situazione internazionale complessa. L’Inghilterra va avanti in ordinaria amministrazione, Boris Johnson si è dimesso da Capo dei Tory. La Francia è alle prese con un governo di minoranza con i falchi di Le Pen e Melanchon alle porte. La Germania ha un Cancelliere debole, dopo l’esperienza Merkel. Draghi poteva essere la punta di diamante. Se la crisi dovesse realmente concretizzarsi sarebbe la dimostrazione di un’Europa zoppa su cui si potrebbero posare i piedi di Putin.
In più, le riforme necessarie per il paese, che sono anche le battaglie dei 5 Stelle, si scontrerebbero contro un muro. In L’assenza di un governo significa avere ancora meno probabilità che queste vengano portate avanti. Tra salario minimo, reddito di cittadinanza, aiuti ai meno abbienti. Una situazione paradossale e incomprensibile, irresponsabile. Il Campo Largo di Letta non esiste più, il Centrodestra è scisso. Andare alle elezioni significa tentare una nuova legislatura frammentata.
Niente si risolverà sciogliendo le camere. Il problema dell’ingovernabilità italiana non è la nostra forma democratica, il nostro modello legislativo. Bensì l’irresponsabilità dei nostri politici. È necessaria una riforma del mondo del lavoro, adesso. È necessaria una riforma fiscale, oggi. È necessario uno spostamento di vedute legato alla ricerca e allo sviluppo, lo scostamento dalla via bassa verso la via alta della produzione, così da accodarci all’ecosistema europeo. Siamo l’unico paese in Europa ad aver sperimentato la contrazione salariale negli ultimi 20 anni, con un incremento dei prezzi notevole. L’inflazione cresce a vista d’occhio e il divario tra ricchi e poveri sta diventando insostenibile. Non ha più senso scherzare con giochi di palazzo che non appassionano nessuno, anzi allontanano.
Troppe sfide – troppa incapacità politica, nessuna visione. Nel 1981 Enrico Berlinguer, in un’intervista a Scalfari, diceva che la politica italiana non aveva più passione, che era diventata una ricerca di clientele il cui scopo era autodeterminarsi. Oggi questo è vero più che mai e l’Italia, andando avanti così, crollerà sotto il suo stesso peso.