di Elisabetta Failla
Creativo, geniale, visionario che ha interpretato lo spirito della Swinging London dal 1965 al 1974, tra la minigonna di Mary Quant e il movimento punk di Malcolm Maclaren e Vivienne Westwood. Questo è il designer Ossie Clark che in coppia con Celia Birtwell, conosciuta da studente al Regional College of Art di Manchester, segnarono insieme la storia della moda. Lei disegnava le stampe su leggere crêpes, sete e chiffon che lui, abilissimo con le forbici nel tagliare le stoffe senza bisogno di un cartamodello, trasformava in abiti.
Insieme aprirono una boutique, grazie alla collaborazione con la designer Alice Pollock, in Radnor Walk a Chelsea, quartiere che da allora è diventato il centro londinese delle tendenze fashion, e non solo. Una rivoluzione culturale a cui la coppia contribuì con outfit in stile flower power, tagli di ispirazione anni Trenta e Quaranta, omaggio alle creazioni di grandi come Madeleine Vionnet e Charles James, geometrie stilizzate, bouquet floreali e fantasie ispirate all’arte, ma anche spacchi, trasparenze, silhouette strette in vita. Uno stile che ebbe un grande successo tanto che Ossie Clark divenne The King of King’s Road grazie alla vicinanza del suo atelier a questa famosissima strada di Chelsea.
Amato dal jet set sia britannico che internazionale, le sue sfilate erano degli eventi innovativi con l’inserimento di performance particolari e organizzati nei luoghi più disparati, come il Royal Court Theater nel 1971 con il contributo musicale di David Gilmour dei Pink Floyd.
Sfilate talmente rivoluzionarie oltre che esclusive tanto che, si dice, Yves Saint Laurent avesse addirittura inviato delle spie all’atelier per studiarne i segreti. In platea Brigitte Bardot a Liz Taylor o Verushka, Keith Richards, Jimi Hendrix, Anita Pallenberg, Eric Clapton e la coppia Lennon-Yoko Ono che hanno contribuito al successo della coppia.
Mick Jagger, ad esempio, chiese a Ossie Clark di realizzare per lui una serie di tute in lycra e velluto per il tour Exile on Main Street. Iconica la mise total white che il cantante dei Rolling Stones indossò per la copertina di Life del 1973. In passerella hanno sfilato per lui personaggi iconici come Jane Birkin e Amanda Lear che, insieme alle altre modelle, ballavano invece di sfilare.
A questa incredibile e rivoluzionaria coppia nel lavoro come nella vita è dedicata la mostra Mr & Mrs Clark – Ossie Clark and Celia Birtwell – Fashion and Prints 1965-74 che è stata inaugurata oggi, 16 settembre, al Museo del Tessuto di Prato ed è la prima a loro dedicata in Italia.
Organizzata con il patrocinio della Camera Nazionale della Moda Italiana e in collaborazione con la Fondazione Sozzani, la mostra racconta il percorso dei due creativi che hanno lavorato insieme completandosi in totale armonia.
La loro unione è stata immortalata da David Hockney nel celebre dipinto “Mr and Mrs Clark and Percy”, (realizzato tra il 1970- 71, conservato alla Tate Britain di Londra), che rappresenta non solo un ritratto di due stilisti, ma anche un manifesto di una nuova classe creativa tra arte e moda.
La mostra è un progetto, condiviso tra il Museo del Tessuto di Prato e la Fondazione Sozzani che sviluppa e valorizza un importante nucleo di abiti disegnati dallo stilista londinese e provenienti dalla preziosa collezione di Massimo Cantini Parrini, celebre e pluripremiato costumista. A quel nucleo iniziale di abiti, le ricerche diNBFederico Poletti hanno aggiunto materiali inediti, provenienti dalla collezione privata di Lauren Lepire a Los Angeles, e dagli archivi di Celia Birtwell e dalla famiglia Clark.
“Per la prima volta il lavoro di Celia Birtwell e Ossie Clark viene presentato insieme – ha commentato il curtore Federico Poletti – perché le forme e i tagli di Ossie non avrebbero avuto lo stesso impatto senza le stampe di Celia. Grazie ai prestatori che generosamente hanno donato in prestito materiali rari e di grande valore storico-artistico, abbiamo potuto realizzare una mostra unica anche per le diverse tipologie di materiali esposti. Sono 40 gli abiti iconici del loro momento di massima notorietà (1965-74), 10 gli abiti di carta, 7 i preziosi taccuini di Ossie e Celia, numerosi i disegni inediti, gli editoriali scattati da importanti fotografi internazionali, oltre a rari memorabilia, fino ai video con le incredibili performance/sfilate di moda di Ossie Clark”.
La mostra si apre con la foto che vede Celia e Ossie abbracciati, un ritratto emozionante scattato dall’amico Norman Bain (1967), che sintetizza il loro connubio professionale e personale. Protagonista di questa prima sala è la grande proiezione con la video intervista a Celia Birtwell (classe 1941 e ancora attiva come textile designer) che racconta del primo incontro con Ossie al Royal College of Art di Manchester. E poi la collaborazione con Alice Pollock e il periodo di Quorum, boutique e punto di incontro di artisti e musicisti (da David Bailey, Rudolph Nureyev, David Gilmore dei Pink Floyd) fino alle incredibili performance con le modelle e muse Pattie Boyd e Amanda Lear. Racconta la stessa Celia Birtwell nel video: “Ossie avrebbe potuto essere un architetto. Era bravissimo a creare forme tridimensionali, cosa che io non sono mai riuscita a fare. Io creo disegni piatti e lui riusciva a creare forme e volumi, che credo sia un talento che io non ho. Questo è stato un grande connubio tra due idee. Ossie riusciva a incapsulare i miei disegni fantasiosi e renderli reali… Ossie è stato forse il primo a mettere la musica in una sfilata di moda, coinvolgendo modelle di diverse etnie, persone interessanti da ogni dove, che danzavano durante lo show. Un fenomeno multiculturale per l’epoca che ha dato il via a un intero movimento”.
Sempre nello stesso spazio la prima parte è dedicata interamente alla figura di Ossie Clark, che già dai primi disegni di ammissione al Royal College of Art di Manchester del 1962 (esposti in mostra) rivela un precoce talento. On show anche i disegni con cui vince il concorso per la fabbrica di calzature ‘Down Shoes’ nel 1964, fino ai celebri sketch della tuta disegnata per Mick Jagger del 1973 in cui Ossie utilizza lo stesso approccio al design per l’uomo e la donna, superando i confini del genere. E per entrare nel suo iter creativo sono in mostra anche i suoi preziosi sketchbook, dai primi databili ai tempi del Royal College of Art Manchester (inizi Sessanta) fino a quelli del periodo d’oro (1968-69) dove il segno di Ossie si fa più spigoloso e astratto, giocando sulle forme di abiti a vita alta, i botticelli dress, e i pantaloni svasati con pattern floreali, che diventeranno i must have dell’epoca.
Questa sezione testimonia anche il suo interesse durante gli studi per la couture anni ’20 e ’30 francese e per le collezioni del Victoria & Albert Museum, dove si sofferma sull’abbigliamento degli anni prebellici della couture francese, tenendo come riferimento lo stile dei figurini della Gazette du bon ton. Così Clark sviluppa un grande interesse per Madeleine Vionnet e Charles James, che rafforzano in lui l’importanza del taglio e lo studio della silhouette. Due caratteristiche che lo hanno reso molto riconoscibile, unitamente alle stampe sviluppate dalla compagna Celia Birtwell. Come raccontava lo stesso Clark: “Con il taglio in sbieco si possono ottenere i modelli più straordinari…” e ancora “Sono un maestro nel taglio sbieco. Sono il re delle forbici.” Sketchbook
La seconda parte del percorso racconta il mondo artistico di Celia Birtwell, che si forma alla Salford Art School di Manchester. Si diploma in Textile Design trasferendosi presto a Londra nei primi anni Sessanta, dove produce i primi tessuti per arredamento in stile op-art.
Anche lei resta colpita dalle mostre e collezioni del Victoria&Albert Museum, in particolare dai costumi di Leon Bakst e Sergej Djagilev per i Balletti Russi e dall’arte delle avanguardie storiche. Queste fantasie, unitamente all’amore del padre per la natura, rappresentano ispirazioni fondanti per il suo percorso. Lo stile di Celia – un mix di fiori e foglie stilizzate di botticelliana memoria – gioca sull’imprevedibilità degli accostamenti, a volte con elementi geometrici e riferimenti che spaziano dagli arazzi medievali inglesi al Cubismo e Pointillismo.
Come racconta la stessa Celia: “Disegnare era naturale e lo trovavo quasi terapeutico. Partivo dal definire il viso che doveva avere personalità, altrimenti non continuavo… Mi ci sono voluti cinque minuti per creare la stampa Mystic Daisy, che è stata tra le più vendute e ha avuto una lunga vita”.
Nella sala grande si trova la parte dedicata ad alcuni straordinari fotografi che hanno scattato immagini di grande forza evocativa degli abiti di Ossie e Celia, come David Bailey), Alfa Castaldi, Jim Lee (autore dell’immagine guida della mostra Plane crash del 1969), Sarah Moon, Norman Parkinson e Justin de
Villeneuve. L’allestimento di questa sala prevede anche un corner dedicato al rapportospeciale tra Celia Birtwell e David Hockney. L’artista inizia a ritrarla già nel 1969 con i suoi abiti romantici a stampa floreale. In sala è presente la riproduzione di uno dei famosi dipinti di Hockney in cui Celia indossa un abito floreale presentato in mostra, unitamente a un campione di tessuto originale dell’epoca, stampato nel laboratorio Ivo Prints di Londra, manifattura che attirò l’élite della moda dell’epoca, come Biba, Celia Birtwell/Ossie Clark, Zandra Rhodes e altri.
Infine la mostra prosegue con la scenografica esposizione dei 40 look disposti su pedane in ordine cronologico, dal primo abito a pois del 1965 per arrivare alle creazioni del 1974, data che segna la loro ultima collezione: da quel momento le strade di Ossie e Celia si dividono per continuare in modo autonomo. Sono stati selezionati i capi con i pattern divenuti cult, dalla Lamborghini Suit del ’69 e il completo di ispirazione orientale (1968) indossato da Amanda Lear, il mini dress “aeroplane” (del 1969 e fotografato da Jim Lee) e quello con stampa Monkey Puzzle, ispirato dai tappeti medievali; diversi gli abiti fluidi in chiffon e moss crepe con le stampe Candy flowers e Mystic Daisy (1970), Tulips (1972), tra cui anche i modelli con taglio a sbieco e l’abito floreale realizzato con la tecnica della stampa a riserva. Non mancano inoltre gli abiti con decorazione più astratta e geometrica, come quelli ispirati all’avanguardia russa e Kandinsky (1974) passando per i modelli dove è protagonista il color block, come il celebre abito “semaforo-traffic light” (1972) e altre creazioni della linea Ossie Clark/for Radley, che presentano solo stampe nella parte superiore. Una rassegna davvero completa per comprendere lo stile, i materiali e la tecnica sviluppata da Ossie e Celia in questo cruciale decennio. Il percorso termina con il guardaroba che comprende 10 abiti di carta, che rappresenta l’espressione perfetta di quel senso di rinnovamento culturale e sociale che incalzava negli anni Sessanta e che divenne un fenomeno di massa che si diffuse negli Stati Uniti d’America e in Europa. Le giovani generazioni, tra il 1966 ed il 1969, divennero voraci consumatori di questi abiti bidimensionali, coloratissimi ed economici. L’abito di carta divenne presto uno strumento di merchandising in grado di veicolare lo stile della moda del momento, ma anche messaggi politici e culturali del tempo.
Fu questo grande potenziale espressivo, che spinse molte aziende a collaborare con stilisti, tra cui lo stesso Ossie Clark, Paco Rabane, Pierre Cardin e Givency, e artisti, quali Andy Warhol e Herry Gordon per la progettazione e realizzazione degli abiti di carta. Ossie Clark, nel 1966, collaborò con Zika Ascher alla produzione dei primi abiti di carta, con stampe progettate da Celia Birtwell e stampati su un tessuto in cellulosa e cotone.
Questa piccola esposizione – un vero unicum – è stata resa possibile grazie a Massimo Cantini Parrini, che ha collezionato prima di tutti queste speciali creazioni, oggi diventate introvabili.
Il catalogo della mostra sarà presentato a fine ottobre e prevede i contributi di giornalisti ed esperti tra cui Suzy Menkes, Antonio Mancinelli, Renata Molho, Cristina Giorgetti, Antonio Moscogiuri, Beatrice Manca, oltre a interviste inedite con Amanda Lear e Celia Birtwell. La mostra, poi a gennaio 2023 si traferirà a Milano presso la Galleria Sozzani.
Mr & Mrs Clark
Ossie Clark and Celia Birtwell. Fashion and Prints 1965-74
Fondazione Museo del Tessuto di Prato e Fondazione Sozzani di Milano
Museo del Tessuto. Dal 17 settembre 2022 al 8 gennaio 2023. Orario: 10-15 (da martedì a giovedì); 10-19 (venerdì, sabato) 15-19 (domenica) Chiusa lunedì. Museo del Tessuto, via Puccetti 3 – 59100 Prato. Ingresso: 10 €; ridotto 8€. info@museodeltessuto.it – www.museodeltessuto.it
Fondazione Sozzani – Inaugurazione Domenica 15 gennaio 2023. Dal 16 gennaio al 10 aprile 2023. Fondazione Sozzani, Corso Como 10– 20154 Milano. galleria@fondazionesozzani.org – fondazionesozzani.org