(Adnkronos) – “E’ una manovra bazooka ma è indispensabile”. Carlo Calenda ha presentato alla Camera con Mara Carfagna, Matteo Richetti e Luigi Marattin il piano del Terzo Polo contro il caro energia. Una proposta inviata a “Enrico Letta e Giorgia Meloni” perché sono temi “che interessano maggioranza e opposizione”. E il leader di Azione sollecita la premier in pectore ad una risposta. “Non c’è più tempo. Meloni chiarisca se è whatever it takes per un intervento sulle bollette” accantonando le “promesse elettorali, dalla flat tax ad altre amenità” che costano oltre 60 miliardi di euro e “farebbero saltare in aria il Paese”.
La proposta del Terzo Polo copre l’intero inverno, a novembre 2022 a marzo 2023. Prevede un tetto alla bolletta elettrica, fissato a 150 euro/MWh, per un costo di 15,7 miliardi di euro. E un tetto alla bolletta del gas, fissato a 100 euro/MWh, per un costo di 23 miliardi. e tetto al prezzo del gas il differenziale coperto dalla finanza pubblica. Costo totale dell’operazione: 40 miliardi. Il beneficio sarebbe “un taglio radicale delle bollette”, sottolinea Calenda. Circa la metà. Esempio: una bolletta elettrica da 45mila euro (a prezzo di mercato) diventerebbe di 21mila.
Come si copre? La copertura per novembre e dicembre prevede un costo di 16 miliardi che sarebbero coperti da 10 miliardi riportando il deficit attuale (“E’ il tesoretto di 10 miliardi lasciato a Meloni di cui si parla in questi giorni”, puntualizza Calenda), poi 1,5 miliardo da aste Ets destinati a Mise e Mite e 4,7 miliardi con la cancellazione dell’applicazione del credito d’imposta. Per il 2023 sono da coprire 24 miliardi di spesa con 10 miliardi riportando il deficit tendenziale ai livelli di quello programmatico del Def, poi 9 miliardi dalla tassazione degli extra-profitti e infine 5 miliardi recuperati dalla maggiore crescita economica determinata dalla misura.
“Questo dovrebbe essere il primo atto, il primo decreto del governo. E’ una questione di sicurezza nazionale -dice Calenda- che potrebbe diventare di ordine pubblico. L’Europa è troppo lenta, la Germania si è mossa con 200 miliardi e anche noi dobbiamo rispondere. Siamo di fronte a uno tsunami”.
Nella lettera inviata a Meloni e Letta, argomenta il leader di Azione, ci sono anche delle “condizioni infrastrutturali” a completamento della proposta: completare i rigassificatori di Ravenna e Piombino, costruire l’impianto di compressione a Sulmona, aumentare i siti di stoccaggio e infine portare a termine il gas release.