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Gb, il fallimento di Truss e l’abbaglio dell’Economist

Adnkronos
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(Adnkronos) – I fatti e il racconto dei fatti, ogni tanto, si intrecciano in maniera sorprendente. Le dimissioni della premier britannica Liz Truss, che chiudono una parabola incredibile, iniziata il 5 settembre con l’indicazione alla successione di Boris Johnson, passata per la clamorosa bocciatura della manovra economica taglia tasse per i ricchi, e culminata nel passo indietro di oggi, appena un mese e mezzo dopo, arrivano lo stesso giorno in cui fa scalpore, e suscita polemiche, la scelta dell’Economist di accostare il declino britannico all’Italia, in una cover con il titolo ‘Welcome to Britaly’ e la caricatura di Truss vestita da gladiatore, che brandisce una forchetta con gli spaghetti arrotolati e tiene in mano uno scudo a forma di pizza. 

Non servono né il nazionalismo né il sovranismo per sostenere che quella scelta editoriale è pessima, sia dal punto di vista sostanziale sia dal punto di vista della qualità giornalistica. Gli sviluppi di oggi rendono tutti i luoghi comuni ammassati in un’unica pagina una clamorosa ammissione di presunzione e di scarsa comprensione della realtà. Non è la Gran Bretagna che è diventata l’Italia, è la Gran Bretagna che può indicare all’Italia cosa non deve diventare. Per questo, anche una redazione gloriosa come quella di The Economist ha preso un gigantesco abbaglio.  

La meteora Liz Tuss diventerà un caso di scuola nel Mondo. Servirà a spiegare bene dove si può arrivare se si sceglie di isolarsi, come ha fatto la Gran Bretagna con la Brexit, dove si può arrivare ereditando la sconclusionata gestione di Boris Johnson, dove si può arrivare se ci si affida a una leader improvvisata, senza le competenze che servono, prima ancora che a governare bene o male, a capire cosa si sta facendo e in quale contesto ci si sta muovendo.  

Truss, dimettendosi con la sua breve dichiarazione a Downing Street ha ammesso: “Data la situazione, non posso attuare il mandato per cui sono stata eletta”. La situazione è complessa, per la Gran Bretagna e per il resto del Mondo. Ma per attuare il mandato del primo ministro, in qualsiasi contesto, non basta essere stati eletti. E’ indispensabile anche mettere sul tavolo idee, politiche, scelte che siano sostenibili. 

Da qui si deve ripartire. E la prossima cover dell’Economist saprà sicuramente rimettere le cose al loro posto. Con meno qualunquismo e più attenzione alla realtà. (Di Fabio Insenga)