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Addio a Michael Butler, milionario hippie che lanciò musical ‘Hair’ a Broadway

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(Adnkronos) – Michael Butler, il produttore milionario e hippie con capelli lunghi e baffi folti che ha portato il musical della controcultura ‘Hair’ a Broadway, dove ha infranto le norme con la sua celebrazione delle droghe, della protesta contro la guerra e dell’amore libero, è morto all’età di 96 anni in una casa di cura a Los Angeles. L’annuncio della scomparsa è stato dato da Zia Wesley, amica e biografa di Butler, come riporta il ‘New York Times’. 

‘Michael Butler si definiva un ‘bon vivant’ che riempiva le sue giornate tra partite di polo, storie romantiche, affari avventurosi e cause politiche di sinistra. Butler, che era stato consigliere del presidente americano Joh Fitzgerald Kennedy, stava pensando di candidarsi contro Everett Dirksen, il senatore dell’Illinois dalla voce roca, quando vide una produzione off-Broadway di ‘Hair’. “Sono rimasto senza parole”, ha detto Butler in seguito. “Era la più forte dichiarazione contro la guerra che avessi mai visto”. 

Butler abbandonò immediatamente le sue aspirazioni politiche, rielaborò la trama dello spettacolo, aggiunse la famosa scena di nudo, rese il finale più ottimista e quasi raddoppiò il numero di canzoni nella produzione. A partire dal 1968, il musical rock è andato in scena a Broadway per 1.742 spettacoli, ha generato più di due dozzine di altre produzioni, è stato nominato per un Tony Award e ha vinto un Grammy Award per la migliore colonna sonora. Un decennio più tardi, nel 1979, sull’onda del grande successo, il regista Milos Forman portò “Hair” al cinema.  

Per Broadway ‘Hair’ è stato un battesimo hippie completo con le sue sostanze psichedeliche, i costumi da ‘figli dei fiori’, i raduni ‘tribali’ e l’ethos dell’Età dell’Acquario. Gli spettatori venivano invitati sul palco per un finale con il cast razzialmente integrato tra bianchi e neri. canzoni come ‘Let the Sunshine In’, ‘Aquarius’ e ‘Good Morning Starshine’ divennero inni per il movimento di controcultura e la colonna sonora divenne comune in tutte le comunità hippie d’America. 

Mentre il musical veniva riproposto in numerosi teatri americani, Butler era generalmente coinvolto in ogni produzione, unendosi occasionalmente al cast sul palco. “Ho fatto la scena di nudo a San Francisco. Vivevo con due attori del cast”, ha raccontato anni fa al ‘Chicago Tribune’. 

Butler ha stimato di aver guadagnato circa 10 milioni di dollari dal musical e poi ha attraversato gli anni ’70: presenza fissa delle feste mondane più esclusive, arrivando in una Rolls-Royce con autista e volando su un jet privato. Con i suoi capelli lunghi fino alle spalle e baffi folti, Butler scivolava facilmente in un mondo di celebrità di Hollywood, aristocratici e rock star. Ha investito i guadagni in una pista di pattinaggio, una squadra di calcio e una band reggae e ha dato centinaia di migliaia di dollari per sostenere cause liberal.  

Nato il 26 novembre 1926 a Chicago, Butler e i suoi due fratelli sono cresciuti in una famiglia di grande ricchezza. Il padre e il nonno di Butler fondarono il sobborgo di Chicago di Oak Brook e l’Oak Brook Polo Club, che Butler e una sorella in seguito gestirono. Divenne anche un giocatore di polo di calibro e viaggiò per il mondo per assistere alle partite. 

Con le sue abbondanti connessioni, entrò in politica, servendo come consigliere del presidente Kennedy occupandosi di Medio Oriente; ha anche gestito la campagna di rielezione del governatore dell’Illinois Otto Kerner ed è stato commissario per il porto di Chicago. Prima della Convention democratica di Chicago nel 1968, Butler negoziò un incontro tra il co-fondatore di Yippie, il radicale Abbie Hoffman, e il sindaco di Chicago, Richard J. Daley, sperando di formare un blocco politico di sinistra. 

Con l’enorme successo di ‘Hair’, Butler si sentì libero di sostenere altre produzioni di Broadway. Alcuni spettacoli, come il ‘Lenny’ ispirato a Lenny Bruce, hanno funzionato; altri, come il caraibico ‘Reggae’ no. Ha anche contribuito a produrre il film hippie ‘You Are What You Eat’ (1968) e ha avuto un piccolo ruolo come camionista in ‘Electra Glide in Blue’ (1973). 

Per anni Butler ha ingaggiato una battaglia legale con i suoi fratelli per l’erdità del padre, stimata in un tempo fino a 100 milioni di dollari, anche se alcuni hanno detto che la valutazione era molto inferiore. Di qualunque entità fosse l’eredità una volta, nel 1991 era per lo più sparita e Butler dichiarò bancarotta e vendette i suoi possedimenti per aiutare a coprire i debiti. “Vent’anni fa”, disse al ‘New York Times’, “avevo cinque case, una con 15 camere da letto, ma ho scoperto che i beni sono una responsabilità. Volevo vivere in modo più semplice. Dopo tutto, ho costruito la mia vita sul non materialismo, sui ‘capelli'”. 

E ‘Hair’ ha continuato i soldi per la sua sopravvivenza. Al momento della sua morte alla Los Angeles Jewish Home for the Aging, Butler stava lavorando con i produttori su una produzione aggiornata del musical, che aprirà all’El Portal Theatre di North Hollywood il prossimo anno. 

Sposato tre volte, Butler lascia il figlio Adam, il nipote Liam e una sorella, Jorie Butler Kent.