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Ucraina, sanzioni alla Russia: Putin fatica a finanziare la guerra

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(Adnkronos) – La Ue insiste con le sanzioni alla Russia e Putin fatica a finanziare la nuova fase della guerra in Ucraina. L’arma dell’economia agisce costantemente in Ucraina. Ogni giorno il conflitto costa milioni di dollari, su tutti e due i fronti. Con una differenza sostanziale. Dietro Kiev ci sono le risorse dell’intero Occidente, dietro Mosca quelle russe, che erano ingenti prima del 24 febbraio 2022 e che inevitabilmente tendono a consumarsi con il passare del tempo, nonostante le entrate di gas e petrolio extra Ue e nonostante il sostegno di Cina e Corea del Nord sia stato in alcune fasi evidente e consistente.  

Le parole che arrivano oggi dai vertici europei servono a dare sostanza allo sforzo che la comunità internazionale sta mettendo al servizio della resistenza Ucraina. Il rischio è quello di sottovalutare la capacità, militare ed economica, della Russia. Ma i segnali di una difficoltà nel sostenere quella che da guerra lampo si è trasformata in una guerra di posizione, sembrano esserci. “Putin ha già perso la battaglia dell’energia, così come sta perdendo la battaglia politica e morale della guerra, e sta perdendo sul piano militare, anche se l’Ucraina non ha ancora vinto”, ha sostenuto Josep Borrell, Alto Rappresentante per la politica estera dell’Ue, intervenendo a Strasburgo alla plenaria del Parlamento Europeo. “Abbiamo approvato nove pacchetti di sanzioni e il decimo è in cantiere, con l’obiettivo di indebolire l’economia russa”, ha ricordato.  

Eloquenti le parole della presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen. ”Noi cerchiamo di indebolire la capacità della Russia di mantenere la sua macchina di guerra. Con nove pacchetti di sanzioni già operativi, l’economia russa è in recessione”. Ma ”per tenere forte la pressione” su Mosca ”proponiamo un decimo pacchetto di sanzioni con un nuovi divieti commerciali e controlli sulle esportazioni di tecnologie russe”. In particolare, ha aggiunto, ”proponiamo restrizioni all’esportazione su più componenti elettronici utilizzati nelle armi russe come droni, missili, elicotteri”.  

Il quadro reale dell’economia russa resta avvolto dall’incertezza legata alla mancanza di dati oggettivi e certificati. Un problema nel problema per Mosca, considerato che anche la strada del finanziamento sui mercati non preclusi dall’isolamento internazionale, quelli orientali, ha bisogno di poter contare su numeri condivisi. Il problema è stato più volte sollevato anche direttamente dalla governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina.  

Secondo indiscrezioni ricorrenti che rimbalzano sui media internazionali, Putin sta cercando di accumulare risorse tagliando la spesa pubblica ovunque sia possibile e rastrellando tasse e dividendi delle società statali. Ma qualsiasi operazione, su tutti e due i fronti, si scontra con la realtà. La qualità della vita peggiora e la spesa pubblica, pure tenuta su livelli minimi, serve alla tenuta sociale. Le tasse si possono alzare se c’è qualcuno che le può pagare e i dividendi si possono anche ‘sequestrare’ ma devono prima essere prodotti. Le aziende statali non se la passano benissimo, vista la drastica riduzione dei loro mercati di riferimento, e anche i produttori di fertilizzanti e di carbone, target naturale di nuove tasse, non possono essere spremuti all’infinito.  

Le sanzioni e il fattore denaro possono pesare quanto e più delle armi. Soprattutto se le difficoltà di Putin a sostenere la macchina bellica dovessero crescere al punto da sacrificare tutto il resto. (di Fabio Insenga)