(Adnkronos) – E’ giallo sul tentato rapimento di Aya, la bambina siriana nata sotto le macerie di un palazzo crollato nel villaggio di Jindayris, in Siria, e sopravvissuta grazie al fatto di essere collegata con il cordone ombelicale alla madre, entrata in travaglio poco prima del sisma. La piccola, riferiscono i media turchi, è stata trasferita in ”un luogo sicuro” dai sanitari dell’ospedale di Afrin dove era ricoverata, dopo un tentativo di sequestro. La direzione sanitaria però smentisce, parlando di un “malinteso”.
Lunedì c’è stato un violento incidente nell’ospedale della regione controllata dall’opposizione dove la neonata è in cura. Un infermiere, accompagnato da due uomini armati, avrebbe picchiato il direttore. Ma il capo della direzione sanitaria, il dottor Ahmad Hajj Hassan, ha negato che si sia trattato di un tentativo sventato di rapire Aya. “Le accuse di rapimento sono state un malinteso. Si trattava di un problema interamente interno all’ospedale e non aveva alcun collegamento con la bambina”, ha detto all’emittente.
Migliaia di persone si sono offerte di adottare la piccola la scorsa settimana, dopo che la sua storia è stata ampiamente riportata dai media locali e internazionali. Tuttavia l’ospedale è determinato a dare la priorità al suo benessere e ad agire con cautela con il processo di adozione.
La madre di Aya è entrata in travaglio subito dopo che la loro casa di famiglia nella città di Jindayris è stata distrutta dal terremoto di magnitudo 7.8 che ha colpito la Turchia meridionale il 6 febbraio. La donna è morta dopo aver dato alla luce la bambina, che era ancora collegata al cordone ombelicale quando è stata trovata dai soccorritori.
Filmati condivisi sui social media mostrano un uomo che trasporta la bambina, coperta di polvere, dopo che è stata estratta dalla macerie. La piccola, oltre alla madre, nel sisma ha perso anche il padre, quattro fratelli e una zia. Khalil al-Suwadi, un lontano parente che era presente quando è stata portata in salvo, ha portato la bambina all’ospedale di Afrin.
Il pediatra che si è occupato di lei, il dottor Hani Marouf, ha detto alla Bbbc che Aya era arrivata in “gravi condizioni”. “Aveva escoriazioni, lividi, aveva freddo e respirava a malapena”, ha aggiunto. Fortunatamente ha risposto alle cure e il giorno successivo le sue condizioni si sono stabilizzate.
Il direttore dell’ospedale di Afrin, Khalid Attiah, ha spiegato che sua moglie sta allattando Aya insieme alla loro figlia di quattro mesi e ha promesso che si sarebbero presi cura di lei fino a quando non fosse stata adottata.