di Alessandro Fiesoli
Trapattoniano, ma senza quel cinismo curiale del Trap, quella capacità di superare sconfitte e delusioni senza rimanere scottato, almeno all’apparenza. Mi era capitato, un giorno, di dirglielo: “Occhio Cesare, a spendersi troppo per gli altri si rischia sempre di bruciarsi da due parti, come una candela”. Non mi viene da pensare, in questo senso, alla rottura con Diego Della Valle, un capitolo troppo conosciuto da troppi e quindi destinato a restare controverso.
Ma alla vicenda,ad esempio, con Pepito Rossi prima del disastroso mondiale brasiliano. Ricordate? Prandelli ct che per eccesso di generosità (il giocatore non stava bene, difficilmente gli sarebbe servito, ma non volle abbandonarlo) cerca fino all’ultimo di recuperarlo, per poi sentirsi attaccato per l’inevitabile esclusione dalla rosa mondiale dallo stesso Rossi, pronto a mordere per la delusione la mano che aveva cercato di aiutarlo. Ci rimase molto male, Prandelli, un’amarezza che segno’ subito in qualche modo quel mondiale disgraziato. Lo stesso, più o meno, con Balotelli e Cassano, scommesse vinte agli Europei e straperse due anni dopo al mondiale: i due lo chiamavano in continuazione, Prandelli non poteva staccare il cellulare neanche a cena.
In Brasile, Cesare ct pago’ al prezzo più alto, oltre a tanti errori, anche l’assenza di elementi come Montolivo, Diamanti, Giaccherini, per fare tre nomi, che avevano contribuito in campo e fuori a cementare la bella Italia di due anni prima negli Europei in Polonia e Ucraina. Non e’ più ripartito con il piede giusto, come avrebbe meritato, Prandelli dopo quel mondiale buttato via e quelle dimissioni, date da persona seria. Ora leggo che Cesare, stamattina a Radio Rai, ha annunciato il suo ritiro.
“La mia prossima panchina? Ai giardinetti, con i nipotini”, ha detto. Può anche darsi che ci ripensi, non lo so, ma il suo forfait non mi sorprende, semmai mi dispiace. Un galantuomo, si dice spesso di lui. Giusto, vero. Ma ora che ci saluta, il sacrosanto giudizio sull’uomo non deve oscurare quello sull’ allenatore.
Perché Prandelli a lungo ci ha regalato un gran bel calcio, con il quale era spontaneo identificarsi, nella Fiorentina e in nazionale. Due riferimenti, fra i tanti: la media punti più alta nella storia viola e quel secondo posto europeo, con l’Italia giudicata fra le più belle di sempre, e quel centrocampo a quattro Pirlo-De Rossi-Montolivo-Marchisio che ci e’ rimasto negli occhi. Un fior di allenatore, Prandelli. Nella mia Fiorentina ideale di tutti i tempi (Albertosi; Magnini, Passarella, Cervato; Chiappella, De Sisti, Antognoni; Baggio; Julinho, Batistuta, Hamrin) e’ in panchina, come vice, insieme a Pesaola, di Bernardini.
Ave, Cesare. Firenze non dimentica chi le ha voluto bene, ricambiato.