GRANDE TRAP, gli 84 anni di un mito.. (dall’almanacco degli allenatori italiani, a cura di Marchesini-Santoni) Giovanni Trapattoni
Nato il 17-3-1939 a Cusano Milanino (Mi)
Esordio in A 14-4-1974 Milan-Napoli 0-0
Alessandro Fiesoli
Nessuno come lui, fra i tecnici italiani, per record di scudetti e coppe nazionali e internazionali. Il più vincente, il numero uno, a livello di club. Nella graduatoria mondiale degli allenatori d’oro di tutti i tempi, guidata da Fergusson con 49 titoli complessivi, è al sesto posto, con 23 successi, primo degli italiani. Per quanto riguarda le Coppe europee, è il secondo di sempre, con sei trionfi, preceduto solo da Ancelotti (sette). Avendole vinto però tutte e tre, eguagliato in questo solo da Udo Lattek. Per popolarità, nel calcio, pochissimi come lui. Il mito del Trap.
Un arcitaliano, Giovanni Trapattoni, figlio calcistico di Rocco, occhi vispi e allegri di chi si è sempre mantenuto integro nella curiosità. Di famiglia operaia, da ragazzino si divide fra l’apprendistato da tipografo e i primi calci a una vescica di maiale riempita di stracci. “Chi non è nato povero non può capire, godevamo di niente”, dirà. Nel ’56 entra nel vivaio rossonero. Mediano da battaglia, con Viani, con Rocco, e in nazionale. Annulla Pelè, Il 12 maggio ’63, amichevole Italia-Brasile, e soprattutto Eusebio nella finale di Coppa campioni il 22 maggio ’63 a Wembley. In 14 stagioni, vince due scudetti, due Coppe campioni, una Coppa delle coppe, una Intercontintale, una Coppa Italia. Il salto in panchina coincide, per uno scherzo del destino, con la “fatal Verona”, 20 maggio ’73. Con Rocco squalificato e Maldini, il vice, ammalato, Trap si ritrova a vivere la domenica rossonera più nera, ma il “Paron” lo difende. L’esordio vero da tecnico nel ’74, ma è un Milan difficile per le polemiche intorno a Rivera. Il futuro gli si spalanca davanti il 25 maggio ’76, quando Agnelli e Boniperti lo chiamano a Torino. Dieci anni storici. Sei scudetti, una Coppa campioni, una Intercontinentale, una Coppa Uefa, una Coppa delle coppe, una Supercoppa europea, due volte la Coppa Italia. Lo scudetto record ’76-77 con 51 punti su 60. Lo schiaffo di Atene ‘83, targato Magath. Il dramma dell’Heysel e la coppa insanguinata. Da Platini a Scirea, da Zoff a Cabrini, da Tardelli a Causio, Brady, Boniek, Bettega, Rossi, da Benetti a Furino. I violini e i tamburi, per dirla alla sua maniera.Il Trap si distacca da Boniperti e torna a Milano, versante Inter. I panzer Matthaeus e Brehme, un altro scudetto a ritmo record, 58 punti su 68 nell’88-89, una coppa Uefa. Sette scudetti italiani, un primato. Milano lo ama e lo spreme nel dualismo con Sacchi, e così dopo cinque anni riparte per Torino. Ma non gli bastano Baggio e una seconda coppa Uefa in bianconero per evitare le accuse di essere superato, un catenacciaro. Si offende e lascia l’Italia, Beckenbauer lo vuole al Bayern. Rinasce e conquista la Germania sul campo (primo tecnico straniero a vincere la Bundesliga, più una Coppa di Germania e una Coppa di Lega) e fuori, con la famosa intemerata contro Strunz. Un viaggio in due tempi in Baviera, intervallato dalla parentesi sfortunata di Cagliari. A riportarlo in Italia, e siamo al cambio di secolo, ci pensa Vittorio Cecchi Gori. Riesce a farsi accettare anche a Firenze, lui “gobbo”, per un sogno tricolore che svanisce nel ritorno. Dopo Firenze, ecco la nazionale. Sembra la chiusura del cerchio, ma il lieto fine non c’è. Peccato. A casa in anticipo nei mondiali 2002, eliminati negli ottavi dalla Corea padrona di casa e da Byron Moreno. L’acqua santa della sorella suora non gli basta. Delusione bis nell’Europeo del 2004, sbattuti fuori al primo turno, sì, dalla “combinata nordica” fra Svezia e Danimarca, quel 2-2 strategico, ma dopo due pareggi con danesi e svedesi. Un altro brusco strappo, fra il Trap e il calcio italiano. E un’altra rinascita all’estero. A Lisbona, ed è subito scudetto con il Benfica. Poi un altro frammento di Germania, con lo Stoccarda, ma finisce con l’unico esonero in carriera. Il salto successivo in Austria, per lo scudetto 2007, con il Salisburgo. Primo in quattro campionati diversi, Trapattoni, come Ivic, Happel, Mourinho, Ancelotti. Alla soglia dei settant’anni, spunta, nel maggio 2008, l’Irlanda. Perde il mondiale 2010 per un arbitraggio scandaloso nello spareggio con la Francia ma porta l’Irlanda, dopo 24 anni, alla fase finale di un Europeo, nel 2012. Vince la Nations Cup.
In oltre 50 anni di calcio, 7 titoli da giocatore e 23 da allenatore, di cui 14 alla guida della Juve. “Bisogna sempre aver voglia di ricominciare, e non dare mai niente per scontato”. Mai dire gatto, grande, unico Trapattoni.