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Francia, riforma pensioni: cosa può fare ancora l’opposizione

Adnkronos
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(Adnkronos) – Le opposizioni contrarie alla riforma delle pensioni in Francia hanno ancora strumenti a loro disposizione per bloccare l’adozione del provvedimento, ricorrendo ad esempio alla Corte costituzionale o promuovendo l’organizzazione di un referendum di iniziativa condivisa.  

Il referendum di iniziativa condivisa (Rip) è un dispositivo costituzionale che prevede la possibilità di organizzare una consultazione popolare su una proposta di legge, su iniziativa di un quinto dei membri del parlamento, ossia 185 dei 925 parlamentari purché la proposta sia sostenuta da un decimo degli elettori, cioè 4,87 milioni di persone, le cui firme devono essere raccolte entro nove mesi. 

Un disegno di legge in questo senso è stato già presentato alla Presidente dell’Assemblea nazionale, Yaël Braun-Pivet, oggi. E’ stato firmato da più di 250 deputati e senatori e secondo Le Figaro, la proposta è stata accolta e trasmessa alla Corte Costituzionale che ha un mese di tempo per esaminarla e decidere se convalidarla. La proposta di legge afferma che “l’età legale di pensionamento non può essere fissata al di sopra dei 62 anni”. L’ostacolo a questo provvedimento consiste nel fatto che “tale referendum non può avere per oggetto l’abrogazione di un dispositivo di legge promulgato da meno di un anno”.  

Pertanto, perché il Rip possa sussistere, deve essere convalidato dalla Corte Costituzionale prima che lo sia la riforma delle pensioni. In tal caso, la raccolta delle firme viene poi organizzata per nove mesi dal ministero dell’Interno, che mette a disposizione dei potenziali firmatari una piattaforma digitale. Durante questo periodo, la promulgazione della legge è sospesa.  

La Corte Costituzionale potrebbe essere coinvolta – attraverso la richiesta di almeno 60 parlamentari – anche per un parere sulla costituzionalità del testo di riforma. In attesa di una pronuncia della Corte Costituzionale, la promulgazione della legge sulle pensioni verrebbe sospesa e i giudici avrebbero un mese di tempo per studiare il ricorso, otto giorni se il governo interviene e chiede la procedura “urgente”.