Fare le cose giuste, per ottenere un vantaggio sostanziale. Investimenti mirati, a sostegno delle riforme strutturali, e spesa pubblica sotto controllo per ottenere una maggiore gradualità nella riduzione del debito. Il nuovo Patto di stabilità, almeno quello delineato dalle proposte della Commissione Ue, può essere sintetizzato così, limitandosi alle conseguenze principali per l’Italia.
Maggiore gradualità, minore severità, ma un’applicazione più rigorosa, anche guardando alle eventuali sanzioni. Verranno infatti stabilite traiettorie di riduzione del debito specifiche per ogni Paese, più graduali degli sforzi che in teoria sarebbero richiesti oggi ai sensi della regola del ventesimo (la regola del debito, in realtà mai applicata, che prevede una riduzione del debito/Pil pari a un ventesimo annuo della quota eccedente il 60%). Traiettorie che saranno di quattro anni, estendibili fino a sette anni nel caso in cui lo Stato membro presenti un piano di riforme e investimenti che siano favorevoli alla crescita e in linea con le priorità Ue.
E questa è la chiave del nuovo disegno. In linea con l’esperienza maturata nella reazione alla pandemia Covid, con il Recovery Fund e con i piani nazionali collegati. Sarà indispensabile investire, e bene, nel senso indicato dalla transizione verde e da quella digitale, così come in quello dell’apertura alla concorrenza e alla semplificazione burocratica, anche oltre l’orizzonte del Pnrr, per assicurarsi un maggiore spazio fiscale.
C’è molto, in questa impostazione, anche della distinzione che fece Mario Draghi tra ‘debito buono e debito cattivo’. Il ‘debito buono’, quello che serve a sostenere la crescita, deve contribuire a eliminare il ‘debito cattivo’, quello prodotto dalla spesa pubblica improduttiva e fuori controllo. Un’apertura di credito che, nelle intenzioni, deve migliorare il rapporto tra l’Europa ‘controllore’ e gli Stati membri ‘controllati’.
Una scelta che il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni spiega anche facendo riferimento alla decisione di non ricorrere alla cosiddetta ‘Golden Rule’ per gli investimenti per la transizione verde e digitale e quelli per la difesa. La Commissione non vuole contabilizzare in maniera diversa gli investimenti ‘buoni’, secondo uno schema classico, ma vuole creare nuovo spazio fiscale “allungando il tempo dell’aggiustamento fiscale”. Quindi, riassume Gentiloni, “tu devi ridurre il tuo debito già in modo molto graduale rispetto alle regole attuali, ma lo puoi ridurre in modo ancora più graduale se ti concentri su quegli investimenti”. In questo modo, “guadagni spazio fiscale, avendo tre anni in più per la riduzione del tuo debito”.
Il nuovo Patto di stabilità può aiutare i paesi con debito pubblico alto, come l’Italia, anche perché allungando i tempi previsti per la riduzione, ma entro un percorso certo, contribuisce a creare la stabilità indispensabile per poter contare sulla fiducia dei mercati. A patto, però, che si facciano le cose giuste e si produca debito ‘buono’ e non ‘cattivo’. (Di Fabio Insenga)