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L’Elefante spaziale e il Piano surrealista invadono le piazze fiorentine

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dalìNon si tratta di alieni venuti dallo spazio, ma di oniriche visioni partorite dalla mente di Salvador Dali’, nella forma di due imponenti installazioni che fanno da  corredo della mostra “The Dalì Universe Florence”, in corso a Palazzo Medici Riccardi visitabile dal pubblico fino al 25 maggio 2013.

L’Elefante Spaziale, scultura in bronzo di quasi 8 metri ideata dall’artista nel 1980, è istallata in Piazza della Stazione, di fronte all’ingresso di Firenze Santa Maria Novella; il Piano Surrealista, opera in bronzo di poco meno di 5 metri, si trova in Piazza dell’Accademia (angolo tra via Ricasoli e via degli Alfani). Sculture monumentali che rappresentano due tra i principali simboli iconici di Salvador Dalì per i quali l’eclettico artista è conosciuto in tutto il mondo.

L’immagine dell’Elefante Spaziale nasce nel 1946, quando Dalì dipinse uno dei suoi quadri più famosi – “La tentazione di Sant’Antonio” – nel quale un elefante trasporta un obelisco attraverso il deserto egiziano come simbolo del progresso e della tecnologia nel mondo moderno. Nel dipinto anche altri quattro elefanti dalle zampe allungate e sottili procedono in fila portando sul dorso oggetti che simboleggiano l’arte, la bellezza, il potere, il piacere e la conoscenza.Anche nella scultura Dalì mantiene la sottigliezza delle gambe dell’elefante enfatizzando il contrasto tra l’apparente debolezza della struttura e il peso del carico. Questa creatura fantasticamente surreale si muove nello spazio verso il cielo, simboleggiando il volo fluttuante in un universo affascinante.

Il Piano surrealista, concepito nel 1954 e fuso in bronzo nel 1984, è invece legato alla passione- ossessione di Dalì per la figura femminile. L’artista ha scelto di trasformare le banali gambe di legno del pianoforte in gambe femminili, creando così un essere animato, strumento gioioso capace di ballare, come per gioco. Nell’opera di Dalì i confini tra il mondo reale e quello surreale sono spesso indistinti. La sua arte e la sua sconfinata fantasia gli davano il potere di dare la vita ad oggetti inerti, di rendere fantasmagorico e vivo l’inanimato.

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