La Russia ha cercato a lungo una soluzione pacifica e “non ha mai rifiutato colloqui” con l’Ucraina. Lo ha detto il Presidente russo Vladimir Putin ricevendo oggi a San Pietroburgo la delegazione di pace di sette leader e inviati africani, guidata dal presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, che ieri a Kiev ha incontrato il Presidente ucraino Volodymy Zelensky.
La delegazione ha infatti esortato il leader del Cremlino ad avviare colloqui di pace con l’Ucraina. “Vorremo incoraggiare a dare il via a negoziati con l’Ucraina”, ha detto a Putin il presidente delle Comore, Azali Assoumani, attuale capo dell’Unione Africana, secondo quanto riferisce Interfax. “Siamo convinti che sia giunto il momento per le due parti di avviare negoziati e mettere fine a questa guerra”, ha affermato il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa.
Putin dal canto suo ha ribadito che è stata l’Ucraina a iniziare la guerra, nel 2014, ripetendo la tesi del Cremlino secondo cui le proteste popolari dell’Euromaidan furono “un golpe” finanziato dall’occidente. Putin, riferisce l’agenzia Tass, ha accusato “il regime di Kiev” di aver voluto risolvere la questione del Donbass “con le armi” e di aver “scatenato questa guerra nel 2014”. La Russia, ha sostenuto il leader del Cremlino, “aveva ogni diritto di offrire aiuto (ai filorussi del Donbass) in base all’articolo 51 della Carta Onu, invocando la clausola dell’autodifesa”.
Quanto alla crisi alimentare, secondo Putin è stata causata dall’Occidente, non dall’invasione russa dell’Ucraina. “La crisi dei mercati alimentari mondiali non è in alcun modo una conseguenza dell’operazione speciale russa in Ucraina, perché aveva preso forma molto prima della situazione in Ucraina”, ha detto Putin, accusando l’occidente di misure “economicamente ingiustificate” legate alla pandemia del covid-19. “Non crediamo che le spedizioni di grano ucraino sui mercati mondiali possano risolvere i problemi della povertà e la fame. Non è vero”, ha detto ancora Putin, citato dalla Tass.