(Adnkronos) – “L’Europa – il continente della libertà, dei diritti umani e della democrazia – rischia di scomparire se continua a perseverare nelle sue scelte di oggi: diventerà una fortezza dove la gente verrà uccisa da noi stessi”. Ha usato toni apocalittici la 74enne regista polacca Agnieszka Holland durante la presentazione di “Zielona granica (Il confine verde)”, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023, “un film con un’etica politica” che denuncia la Polonia che respinge i rifugiati provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa e che al tempo stesso protegge gli ucraini in fuga dalla guerra russa.
“I pericoli dell’oscurantismo, della violenza, dell’oppressione, del totalitarismo sono stati epurati dall’agenda europea. Eppure questi pericoli non sono spariti”, ha affermato Holland nel corso della conferenza stampa.
Per la cineasta che oltre trent’anni fa fu acclamata dalla critica per il film “Europa Europa” (1991), l’insegnamento collegato alla caduta del Muro di Berlino nel 1989 appare perso nel vuoto dell’Europa di oggi: “Fu detto che era arrivata la fine della storia; invece, la storia non è finita. Anche la vaccinazione dell’Olocausto è sparita e oggi rischiamo di rivivere quello che di terribile abbiamo vissuto in passato: l’Europa è la terra della libertà ma anche dei crimini peggiori”.
“Zielona granica”, un film di finzione che “racconta una verità taciuta”, è ambientato nelle insidiose foreste paludose che costituiscono il cosiddetto “confine verde” tra Bielorussia e Polonia, dove i rifugiati asiatici e africani che cercano di raggiungere l’Unione Europea si trovano intrappolati in una crisi geopolitica cinicamente architettata dal dittatore bielorusso Aljaksandr Lukašėnko.
Nel tentativo di provocare l’Europa, i rifugiati sono attirati al confine dalla propaganda che promette un facile passaggio verso l’Ue. Pedine di questa guerra sommersa, le vite di Julia (Maja Ostaszewska), un’attivista di recente formazione che ha rinunciato a una confortevole esistenza, di Jan, una giovane guardia di frontiera, e di una famiglia siriana si intrecciano.
Il nuovo toccante lungometraggio di Agnieszka Holland parla al cuore e al tempo stesso sfida a riflettere sulle scelte morali che ogni giorno persone comuni si trovano ad affrontare. “La crisi dei migranti è la sfida che darà forma alla nuova Europa. Abbiamo scelto una storia etica per dare voce a tutti coloro che sono stati silenziati e che voce non hanno”, ha spiegato la regista.
E di dilemma morale ha parlato Holland quando le è stato chiesto di motivare il diverso atteggiamento delle guardie di frontiera polacche che aiutano gli ucraini rispetto a quello che avviene sul confine bielorusso: “La natura umana è complessa, la lotta tra il bene e il male è insita nell’essere umano, tutti hanno la possibilità di essere buoni o cattivi. Il 99% degli esseri umani è capace sia del meglio che del peggio”.
La regista ha precisato di non amare l’etichetta di “film politico” ma neppure se la sente di rifiutarla: “Catturare il cuore della realtà è la forza del film. Oggi il cinema è debole rispetto alla forza delle serie tv perché non è abbastanza coinvolto nella narrazione dei problemi più urgenti del mondo globale. Ora che le serie tv sembrano perdere spazio, il cinema deve tornare a raccontare la realtà sotto i nostri occhi: deve occuparsi dei politici fascisti e populisti che stanno rialzando la testa, della crisi climatica, dei rifugiati, dei migranti che lasciano l’Africa e l’Asia per arrivare in Europa. Se il cinema farà questo, non perderà la sua forza morale”.
Il destino dell’Europa è ciò che a Holland preme di più, il tasto su cui ha ribattuto più volte nella conferenza stampa al Lido di Venezia: “Credo che l’Europa stia perdendo le sue convinzioni, che abbia paura. Le società hanno paura dei cambiamenti drastici e i politici populisti utilizzano queste paure in funzione della loro propaganda. E Putin ha capito benissimo le debolezze europee e lui stesso alimenta queste paure. Temo che l’Europa abbia paura di affrontare la crisi dei migranti che continuerà ad aumentare e non certo a diminuire: costruire muri e pagare i dittatori africani per costruire campi profughi dove tenere prigioniere le persone che vorrebbero venire in Europa sono solo palliativi su ferite aperte”.
Agnieszka Holland ha voluto concludere la conferenza stampa leggendo il comunicato scritto da un gruppo di organizzazioni umanitarie impegnate ogni giorno sul “confine verde”, denunciando che l’Europa non interviene in questa “zona franca” della Polonia “non perché non ha le risorse per farlo ma perché ha deciso di non farlo”. Infine ha chiesto ai giornalisti presenti di alzarsi in piedi e di osservare un minuto di silenzio in ricordo dei migranti morti per raggiungere l’Europa. (dall’inviato Paolo Martini)