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Nigeria, seminarista bruciato vivo: “Volevano rapire il parroco”

Adnkronos
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(Adnkronos) –
Un seminarista è morto bruciato vivo quando alcuni banditi hanno attaccato e distrutto la parrocchia di St. Raphael a Fadan Kamantan, nella diocesi di Kafanchan, nello Stato di Kaduna, nel nord della Nigeria. Lo riferisce Fides spiegando che i banditi hanno preso di mira la casa parrocchiale ieri notte, dandole fuoco. Mentre alcuni sacerdoti sono riusciti a scappare, Nàaman Danlami, 25 anni, che prestava servizio come seminarista presso la chiesa, non è riuscito a sfuggire alle fiamme. A Kaduna sempre ieri è stato rapito un altro seminarista, Ezequiel Nuhu. 

“Gli aggressori miravano a rapire il parroco” dichiara in un colloquio telefonico con ‘Aiuto alla Chiesa che Soffre’ il vescovo di Kafanchan, monsignor Julius Kundi. “Quando non sono riusciti ad entrare nella casa parrocchiale le hanno dato fuoco. I due sacerdoti sono riusciti a scappare ma, terribilmente, il seminarista è stato bruciato all’interno”. Il parroco don Emmanuel Okolo e il viceparroco sono riusciti a salvarsi dall’incendio. “L’assalto è durato più di un’ora, ma non c’è stata reazione né sostegno da parte delle forze militari. A un chilometro di distanza c’è un posto di blocco, ma c’è stata totale assenza di reazione – ha denunciato vescovo -. I cittadini nigeriani non sono protetti. Difficilmente traiamo beneficio dalle forze di sicurezza”. L’organizzazione cattolica internazionale deplora l’ultimo di una lunga serie di attacchi contro i membri e le proprietà della Chiesa in Nigeria. “È una perdita terribile – continua mons Kundi -. Questa mattina abbiamo recuperato il corpo di Nàaman Danlami e lo abbiamo portato all’obitorio. Questo seminarista è il secondo membro che perdiamo nella diocesi a causa degli attacchi terroristici dei banditi Fulani. L’anno scorso padre John Mark Cheitnum, direttore delle Comunicazioni della diocesi di Kafanchan, è stato rapito e brutalmente assassinato”. 

Negli ultimi anni la Nigeria è stata un Paese particolarmente pericoloso per il clero cattolico. Nel solo 2022 quattro sacerdoti sono stati uccisi, altri 28 sono stati rapiti. E nel 2023 il numero dei membri del clero vittime di rapimenti è già arrivato a 14. Un episodio molto simile è avvenuto nel gennaio 2022, quando il sacerdote cattolico don Isaac Achi è stato assassinato e bruciato nella sua canonica. Il suo assistente, don Colins Omeh, è stato ferito da arma da fuoco, ricorda. Il seminarista ucciso oggi è inoltre il secondo membro della diocesi di Kafanchan vittima degli attacchi terroristici dei banditi Fulani, dopo padre John Mark Cheitnum, direttore delle Comunicazioni della diocesi, rapito e brutalmente assassinato. 

La notizia di quest’ultimo attentato in Nigeria arriva infine lo stesso giorno in cui la fondazione pontificia è stata informata del rapimento di un altro seminarista, Ezequiel Nuhu, sequestrato giovedì 7 settembre a Kaduna insieme a suo padre. Nuhu è seminarista ad Abuja, ma si era recato nel sud di Kaduna per trascorrere una vacanza con la sua famiglia. 

Stando ai dati del rapporto ‘Martyred Christians in Nigeria’ negli ultimi 14 anni almeno 52.250 nigeriani cristiani sono stati brutalmente assassinati per mano di miliziani islamisti, oltre 30mila dei quali durante gli otto anni di presidenza dell’ex capo dello stato Muhammadu Buhari, spesso criticato durante il suo mandato per non aver fatto abbastanza sul piano della sicurezza. 

Nello stesso periodo 18mila chiese e 2200 scuole cristiane sono state incendiate. Gli attacchi dei miliziani hanno causato la morte anche di circa 34mila musulmani moderati. Negli stessi anni almeno 707 cristiani sono stati sequestrati, oltre 200 dei quali nello stato del Niger, nel nord del paese. Oltre 101 sequestri di cristiani sono avvenuti nello stato di Kaduna. I cristiani rischiano la vita non solo per mano di Boko Haram, ma anche di pastori musulmani di etnia Fulani che si sono uniti a gruppi estremisti islamici. Gli attacchi hanno portato a movimenti di massa di sfollati. Circa 5 milioni di cristiani sono stati costretti nei campi per sfollati in Nigeria e nei campi profughi ai confini regionali e subregionali, afferma il rapporto Intersociety, che conferma come la Nigeria sia diventata uno dei paesi più pericolosi in cui vivere per i cristiani in Africa. 

Cresce la persecuzione contro i cristiani. Sono oltre 360 milioni nel mondo quelli che, secondo la World Watch List 2023 della missione cristiana Porte Aperte/Open Doors, sperimentano almeno un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede pari a un cristiano su sette. Secondo la Onlus il fenomeno non è mai stato così intenso dagli ultimi 30 anni di ricerche. L’ultima edizione della lista dei primi 50 Paesi, dove più si perseguitano i cristiani al mondo, del febbraio scorso, lascia emergere un aumento della “persecuzione anticristiana in termini assoluti, in linea con l’accelerazione degli ultimi dieci anni”. La Corea del Nord torna al primo posto: l’aumento segue la nuova ondata di persecuzione, promossa dalla ‘Legge contro il pensiero reazionario’, uno dei fattori che ha portato all’aumento degli arresti di cristiani e alla scoperta e conseguente chiusura di un maggior numero di chiese. Nelle prime cinque posizioni, seguono tre nazioni fortemente islamiche: Somalia, Yemen e Libia, seguite dall’Eritrea. Al sesto posto la Nigeria, che sale ancora nella classifica, confermandosi la nazione dove si uccidono più cristiani al mondo. 

“Troppo silenzio” attorno ai “nostri fratelli martiri che pagano con la vita la presenza in terre così difficili”. Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, invita a un “serio esame di coscienza”, dopo la brutale uccisione di un seminarista, bruciato vivo nella Nigeria del nord. Negli ultimi anni il Paese è stato particolarmente pericoloso per il clero cattolico. Nel 2022 sono stati 4 i sacerdoti uccisi e 28 quelli rapiti. Da qui l’appello del missionario comboniano. 

“Dalla zona saheliana – osserva all’Adnkronos padre Zanotelli – continuano ad arrivarci notizie allarmanti di quello che avviene a persone che appartengono alla Chiesa. E’ importante capire quel che avviene. Tutta la fascia saheliana sta diventando una zona estremamente problematica: li’ c’è stato un colonialismo selvaggio, e l’impoverimento della gente è crescente . Buona parte della popolazione è musulmana. Il jihadismo non fa che cavalcare la rabbia popolare contro tutto questo”. Da qui l’appello del missionario: “Da parte nostra dobbiamo capire, serve una seria politica. Non c’è uno sforzo per aiutare le comunità a crescere dal basso , quindi la rabbia popolare cresce e si manifesta con queste forme di jadismo e molti uomini di chiesa ne pagano le conseguenze. Non è facile essere cristiani in queste zone. Davvero siamo davanti a martiri”. 

”Guai a noi se la zona saheliana dovesse cadere in mano agli jihadisti . Sarebbe grave anche per noi. Ecco perché si deve rispondere creativamente alla rabbia popolare. Davvero siamo davanti a martiri”, osserva padre Zanotelli che invita ad un “serio esame di coscienza . Parliamo di gente che paga con la vita la sua presenza in queste zone difficili”. Per Zanotelli, aspetto non secondario, “siamo poi lontanissimi nel dialogo con l’Islam . Il Papa sta spingendo ma anche tra i cristiani è difficile tutto questo”. 

“Kaduna è una zona effervescente in Nigeria in cui la maggioranza è islamica, una componente jihadista” dice all’Adnkronos il sacerdote comboniano Giulio Albanese, editorialista dell’Osservatore Romano. “I pastori fulani, etnia nomade dell’Africa, sono spesso violenti: andando in cerca di pascoli, tendono a far sloggiare la gente”, spiega padre Albanese, esperto di questioni africane. “In quella zona del nord della Nigeria – sottolinea ancora padre Albanese – vengono commesse frequentemente azioni da bande armate che non sono necessariamente di matrice religiosa, qualora lo fossero sono criminali islamisti che colpiscano chiunque si opponga al loro delirio di onnipotenza. In questi anni hanno preso di mira non solo i cristiani ma anche componenti della società civile di religione islamica. Questi stessi gruppi colpiscono obiettivi cristiani ai fini di un sequestro e conseguente estorsione di denaro. Formazioni che attaccano le chiese cristiane perché fanno coincidere, dal punto di vista ideologico, la Chiesa con l’Occidente. E per ‘bucare lo schermo’ un attacco terroristico contro una chiesa significa per loro avere visibilità a livello internazionale”.