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Kata / Le tracce di sangue all’Astor non sono della bambina

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Non sono di Kata le tracce di sangue trovate sui rubinetti di tre stanze dell’ex hotel Astor di via Maragliano a Firenze. Neanche nelle valigie sequestrate il 17 giugno sono state rilevate tracce biologiche riconducibili alla piccola Mia Kataleya Chiclo Alvarez (questo il nome completo di Kata, scomparsa il 10 giugno). La conclusione dei primi esami genetici non ha dato esiti utili.

Le analisi sono state eseguite dal medico legale Ugo Ricci, responsabile dell’Equipe Genetica Forense dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi. Il medico era stato incaricato dalla Procura che indaga per sequestro di persona a scopo di estorsione.

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I risultati delle pre-consulenze genetiche, con il test del Dna, eseguite dal professore Ricci sono stati già consegnati ai pubblici ministeri Luca Tescaroli, Christine von Borries e Giuseppe Ledda. I tre Pm sono i titolari del fascicolo di indagine. Nei prossimi giorni verranno consegnati i risultati definiti e completi.

Le squadre specializzate dei carabinieri torneranno ancora una volta all’Astor, alla ricerca di nuove tracce della piccola Kata. Il sopralluogo sarà ancora più invasivo. La data dell’intervento non è stata ancora decisa dalla Procura.

Due settimane fa la Procura aveva indagato cinque persone, tra le quali due zii della bambina scomparsa: uno paterno, il 19enne Marlon Edgar Chicclo, e uno materno, Abel Alvarez Vasquez. Quest’ultimo si trova in carcere per l’inchiesta sul racket degli affitti nell’ex hotel Astor.

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Gli altri erano: due cugine peruviane, la 31enne Rosmery Puillco Oquendo, e la 26enne Sharllin Jhilary Huaman Oquendo; un cittadino romeno, Alberto Dinu Sorin, 29 anni.

Tutti e tre erano sospettati di essere coinvolti nella sparizione della piccola Kata. Gli investigatori ipotizzano che potesse essere stata portato via dentro una valigia. Oppure, potrebbe essere stata soppressa all’interno dello stabile occupato.

Il motivo della ritorsione sarebbe legato al racket degli affitti. Si tratterebbe di ritorsione, abbattuta sulla piccola Kata.

Nei confronti dei cinque indagati, nei giorni scorsi, sono stati eseguiti gli accertamenti tecnici irripetibili. L’intento era quello di accertare la presenza di materiale biologico o genetico e l’estrapolazione di eventuali profili del Dna (da borsoni, trolley e da rubinetti di stanze dell’hotel Astor). I risultati dovevano poi essere comparati a quelli di Kata.

Tre dei cinque indagati erano stati ripresi con una valigia e con due trolley – che per dimensioni avrebbero potuto occultare la bambina – mentre uscivano dall’hotel Astor il 10 giugno. Quelle stesse valigie sarebbero state utilizzate anche il 17 giugno in occasione dello sgombero dello stabile.

Gli altri due indagati, gli zii, erano occupanti di tre distinte stanze nei cui rubinetti dei bagni erano state individuate tracce di una presunta sostanza ematica.

La Procura ha inoltrato una richiesta di rogatoria internazionale in Perù per sentire 13 persone considerate testimoni informati sui fatti. Non è esclusa neppure la pista che Kata possa essere rapita e trasferita in Perù. I genitori di Kata hanno fatto un nuovo sopralluogo nell’ex Astor e fornito alla Procura nuovi elementi su cui indagare.

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