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Il vino si conferma ambasciatore del Made in Italy nel mondo

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di Elisabetta Failla

Quando pensiamo al mondo del vino nella nostra mente vediamo panorami, filari di vigne, cantine, botti e barrique ricordando i profumi e il gusto. Ma questa immagine bucolica e romantica fa dimenticare quanto il settore vitivinicolo sia importante per l’economia italiana, in particolare per l’export.

Ma non si può affrontare l’argomento senza considera che oggi dobbiamo pensare al settore del vino nella sua globalità. Perché non si può non considerare l’andamento dei mercati internazionali già consolidati e di quelli emergenti. Sia chiaro, il settore vitivinicolo sta bene nonostante una contrazione di alcuni mercati importanti come Stati Uniti, Canada, Giappone, Cina che ha fatto aumentare le giacenze in cantina.

Altra questione importante è il cambiamento climatico ovviamente che interessa tutto il nostro pianeta. E poi ci sono i consumatori che hanno ridotto il consumo di vino e modificato i gusti. Oggi più di prima, a causa della crisi economica, nel carrello della spesa vengono messi soprattutto i beni essenziali, e il vino non lo è. Ma i consumatori sono più attenti alla qualità ma anche alle differenti tipologie: si fa dal vino tradizionale al biologico e biodinamico fino ad arrivare ai dealcolizzati (a basso contenuto di alcol).

A tutto questo i produttori italiani stanno cercando di trovare delle risposte per consolidare, e magari aumentare, loro “fetta di mercato”, tenendo conto anche di quello italiano, ampliando magari la loro presenza su nuovi mercati confrontandosi con i loro diretti competitors.

Questi in sintesi gli argomenti trattati nel terzo incontro del tour di Agronetwork di promozione dei prodotti agroalimentari e dei territori “l’oro in bocca”, dedicato al mondo del vino che ha avuto luogo nei giorni scorsi al Castello di Nipozzano – Frescobaldi.

Nomisma, socio fondatore di Agronetwork, ha presentato i risultati della ricerca “Il vino italiano nel mondo. Trend, posizionamento e prospettive”, che conferma come il vino sia il volano volano dell’export Made in Italy, assestandosi anche nel 2022 al primo posto (13% del totale) delle esportazioni agroalimentari italiane. 

Trend in continua crescita se consideriamo che dai 4,7 mld di euro del 2012 siamo passati ai 7,8 miliardi del 2022 (+ 68% in 10 anni). Solo nell’ultimo anno le esportazioni sono passate da 7,1 a 7,8 miliardi di euro.

Nell’ultimo decennio le imprese italiane hanno conquistato nuovi spazi di mercato, soprattutto in Nord America e in Asia. Sebbene l’Unione Europa continui a rappresentare il principale mercato di destinazione delle esportazioni italiane (40% nel 2022), negli ultimi dieci anni è aumentato il peso di Stati Uniti e Canada (dal 27% del 2012 al 29% del 2022) e dei mercati asiatici (dal 5% al 7%). 

In parallelo si è assistito a una riqualificazione dell’export, con il calo del peso degli sfusi (attuale 19% in volume) a favore di spumanti e imbottigliati che rappresentano, rispettivamente, il 24% e il 57% delle esportazioni italiane di vino.

“Le esportazioni italiane rimangono concentrate nelle regioni centro-settentrionali del Paese, ma negli ultimi anni anche il sud Italia ha aumentato il proprio grado di internazionalizzazione. – ha spiegato Emanuele di Faustino, Responsabile Industria, Retail e Servizi di Nomisma – Nonostante Veneto (con un peso del 36% sul totale dell’export vitivinicolo italiano nel 2022), Toscana (16%), Piemonte (16%), Trentino (9%) ed Emilia Romagna (6%) continuino a rappresentare le regioni ambasciatrici del vino italiano nel mondo, tra i top-10 territori che sono riusciti a far crescere maggiormente le proprie esportazioni figurano anche Abruzzo, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia grazie a tassi di crescita a doppia cifra tra il 2012 e il 2022”, dice Emanuele di Faustino, Responsabile Industria, Retail e Servizi di Nomisma.

Il complicato scenario macroeconomico internazionale ha registrato per il primo semestre 2023 una frenata per il mercato del vino. Se infatti l’Italia ha mostrato un -0,4% a valore e un -1,4% a volume nei primi 6 mesi del 2023, Usa (-23,5% in valore) e Cile (-23,9% in valore) sembrano in caduta libera. Il calo interessa anche la Francia che segna un -6,1% a volume a fronte però di un +3,1% a valore. 

Se ci si focalizza sui top-5 mercati di destinazione dell’export italiano, nel I semestre 2023, si segnala una crescita delle importazioni di vini fermi e frizzanti imbottigliati italiani solo nel Regno Unito e in Svizzera (rispettivamente +0,6% e +1,7% a valore rispetto al I semestre 2022). Più positive le tendenze per gli spumanti, grazie in primis al traino della Francia, che nei primi sei mesi del 2023 ha visto aumentare le proprie importazioni dall’Italia di oltre il 30%, grazie al successo del Prosecco su tale mercato. 

Quali sono le prospettive? Secondo l’indagine condotta da Nomisma, su un campione di consumatori italiani, nei prossimi 2-3 anni a crescere di più sul mercato domestico saranno in primis i vini con certificazione sostenibile (38%) e a marchio biologico (37%), seguiti da quelli prodotti da vitigni autoctoni (34%) e da piccoli produttori (32%). Sui mercati internazionali i produttori italiani – oltre ai vini green o provenienti da uno specifico territorio nazionale/prodotti con uve autoctone – prevedono una crescita anche della domanda di vini a bassa gradazione alcolica sempre più richiesti dai consumatori esteri.

“Il vino italiano, nell’insieme di tutti i prodotti della moda, dell’automotive di lusso e del cibo, non può che avere un futuro brillante. Si impone però una riflessione dopo gli aumenti che abbiamo avuto post-pandemia. Infatti, si sta assistendo a un rallentamento dei consumi specialmente nei prezzi più concorrenziali.  – Ha sottolineato Lamberto Frescobaldi, presidente Marchesi Frescobaldi e Giunta Confagricoltura. Questa riflessione deve aiutarci a porre l’accento su una maggiore attenzione alla qualità del prodotto e alla sua comunicazione. Saranno molto importanti gli aiuti che potremo riservare alla promozione del vino italiano all’estero.

“Oggi che celebriamo i nostri vini nel mondo ritorno sul concetto di sostenibilità per il corpo e per l’ambiente. – ha spiegato Sara Farnetti, presidente Agronetwork – Le scelte sostenibili sono quelle che ci portano a qualificare i nostri consumi e a migliorare la qualità di ciò che consumiamo. Anche il vino, per essere più sostenibile, deve essere consumato con moderazione e rispetto, sempre ricercando la salubrità e la qualità. Aziende come quella che ci ospita questa mattina rispettano l’ambiente e lavorano per l’uomo, che potrà così consumare questi prodotti con maggiore consapevolezza, grazie alla migliore informazione del consumatore ed alla responsabilità assunta dall’imprenditoria agricola”