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Incastrato dai video trappola dei volontari antincendio

Adnkronos
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(Adnkronos) – Incastrato dai video e dalle foto trappola che alcuni volontari del servizio antincendio avevano acquistato a proprie spese per scoprire i piromani, un dipendente comunale di Librizzi (Messina) è stato arrestato con l’accusa di avere appiccato lo scorso 17 settembre un incendio nei pressi della strada provinciale San Piero Patti (Messina). L’accusa è di incendio boschivo. Il gip ha applicato all’indagato la misura degli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico. Le fiamme, senza l’intervento dei primi soccorritori avrebbe rischiato di propagarsi alle aree boschive, alla macchia mediterranea della zona e alle abitazioni. Le immagini mostrano una Bmw nera dalla quale l’uomo avrebbe lanciato un innesco, una piccola palla infuocata. Il dipendente comunale arrestato aveva le mansioni di addetto all’acquedotto ed operaio manutentore, sul cui conto il Giudice ha riconosciuto gravi indizi di colpevolezza.  

“L’incendio si appalesava da subito di estrema gravità e, al pari di numerosi altri appiccati nella stessa zona nei giorni immediatamente precedenti (giorni 31 luglio, 2 agosto e 29 agosto), si dimostrava di chiara origine dolosa”, dice il Procuratore capo di Patti (Messina) Angelo Vittorio Cavallo. Che ricorda quanto sottolineato dal Gip nella sua ordinanza: “… Senza il tempestivo e provvidenziale intervento dei primi soccorritori, le fiamme avrebbero potuto propagarsi irrefrenabilmente, in modo incontrollato e con elevata potenza distruttrice, alle circostanti aree boschive, alle aree cespugliate, alla vegetazione di macchia mediterranea e alle abitazioni presenti sui luoghi. L’intensità delle fiamme, l’elevata inclinazione del pendio in cui si è sviluppato l’incendio e la fitta vegetazione esposta al fronte del fuoco avrebbero potuto determinare il veloce e potenzialmente devastante avanzamento delle fiamme. Il massiccio dispiegamento di mezzi e uomini che si è reso necessario per domare l’avanzare delle fiamme (2 autobotti, tre volanti, 7 membri del Corpo Forestale, l’autobotte comunale e numerosi volontari) è la conferma della capacità offensiva delle fiamme sprigionatesi ed è indicativo della potenza distruttrice che avrebbe assunto il fronte di fuoco nel suo incontrollato propagarsi. Il “chirurgico” posizionamento dell’innesco alle pendici di una collina, ai piedi di una scarpata ad elevata pendenza, a ridosso di una sede stradale circondata da vegetazione facilmente combustibile avrebbe potuto determinare il propagarsi delle fiamme ad alta velocità anche a causa del cosiddetto “effetto camino” …”. 

Le indagini svolte dai Carabinieri, in particolare alcuni filmati registrati da videocamere appositamente predisposte, “hanno inequivocabilmente dimostrato come l’indagato si sia responsabile dell’insano gesto, mentre era alla guida dell’autovettura a lui in uso”. “Le indagini si sono avvalse anche della fattiva collaborazione di alcuni volontari del servizio di anti-incendio, i quali, oltra a partecipare attivamente alle operazioni di spegnimento, avevano in precedenza, di propria iniziativa, acquistato ed installato sulla pubblica via alcune foto – video trappole. I successivi accertamenti svolti dai Carabinieri hanno consentito di acclarare ulteriormente la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato”. 

La stretta sinergia “fra soggetti animati da forte spirito civico e Forze dell’Ordine” “può dunque costituire un valido deterrente diretto ad arginare il grave fenomeno”, dice il Procuratore. Il Gip ha applicato nei confronti dell’indagato la misura cautelare degli arresti domiciliari presso la sua abitazione, con applicazione del braccialetto elettronico. Il procedimento, in ogni caso, si trova nella fase delle indagini preliminari e per gli indagati vale sempre il principio di non colpevolezza sino alla sentenza definitiva, ai sensi dell’art. 27 della Costituzione.