Escalation è la parola chiave, difficile pensare che diventerà una guerra che comprenderà Iran e Usa. Ma Israele, Hamas e la Striscia di Gaza rischiano di diventare l’innesco di una guerra ben più estesa, con ramificazioni e conseguenze imprevedibili.
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Le news delle ultime 24 ore descrivono un quadro, se possibile, con una tensione ancora più alta. Israele prepara l’offensiva di terra nella Striscia, che potrebbe durare mesi, mentre si accende anche il fronte a nord, al confine con il Libano, dove Hezbollah rimane attore sulla scena.
Gli usa, dopo la liberazione di due ostaggi americani, secondo la Cnn premono sul premier israeliano Benjamin Netanyahu per congelare l’offensiva: serve tempo per portare avanti le trattative con la mediazione del Qatar e liberare altri ostaggi in una tela diplomatica in cui si inseriscono anche gli aiuti alla popolazione civile di Gaza, con l’ingresso di altri 17 camion dal valico di Rafah e con l’obiettivo di creare un flusso continuo nelle prossime ore: “Se Hamas interferisce e si impadronisce degli aiuti, renderà molto difficile portare avanti questa assistenza e darà un’altra dimostrazione della mancanza di interesse di Hamas per il benessere del popolo palestinese”, dice il nuovo inviato Usa per la situazione umanitaria a Gaza, David Satterfield.
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Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha avuto un colloquio telefonico di circa 20 minuti con Papa Francesco. La Casa Bianca sottolinea che durante la conversazione Biden ha condannato gli attacchi sferrati da Hamas e sottolineato la necessità di proteggere la popolazione della Striscia di Gaza.
Biden ”ha parlato della sua recente visita in Israele e del suo impegno per garantire la consegna di cibo, medicine e altra assistenza umanitaria per alleviare la crisi umanitaria a Gaza”, afferma la Casa Bianca. Il presidente americano e il pontefice ”hanno anche parlato della necessità di prevenire una escalation nella regione e di lavorare a una pace duratura in Medioriente”, afferma la Casa Bianca.
Nella serata italiana, riunione telefonica tra i leader di diversi paesi. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, partecipa alla riunione con Biden, con il primo ministro britannico, Rishi Sunak, il primo ministro canadese, Justin Trudeau, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz.
L’escalation è il baratro da evitare. Washington, però, non può ignorare i segnali che arrivano da Teheran. L’Iran è il regista della ragnatela anti-Israele: Hamas, Hezbollah e Houthi, che dallo Yemen minacciano le navi israeliane. Gli Usa, in questo dedalo, sono esposti a minacce diverse ma riconducibili, alla fine, all’unica sorgente, l’Iran, che potrebbe portare a un escalation di guerra.
“Siamo preoccupati per una potenziale escalation. Infatti, quello che stiamo vedendo è un potenziale aumento significativo degli attacchi contro le nostre truppe e la nostra gente nella regione. Proprio per questo, faremo ciò che è necessario per proteggere le nostre truppe e far sì che abbiano le capacità per rispondere”, dice il segretario della Difesa, Isaac Austin, alla Abc. Altrettanto esplicite le parole del segretario di Stato, Antony Blinken: il ‘potenziale per un’escalation della guerra in Medioriente’ a causa delle ‘azioni di chi agisce per conto dell’Iran’ è davanti agli occhi degli Usa.
E’ la risposta alla missiva che da Teheran, all’inizio della giornata, spedisce il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian: “La regione sarà fuori controllo” se non si mette ”fine al genocidio nella Striscia di Gaza”, dice. “Metto in guardia gli Stati Uniti e il loro rappresentante (Israele, ndr) che se non fermano immediatamente il crimine contro l’umanità e il genocidio a Gaza, tutto è possibile in qualsiasi momento e la regione andrà fuori controllo”.
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Riflettori quindi su Gaza, con i raid israeliani che proseguono. Ma anche sul confine con il Libano, con lancio di razzi da Hezbollah e risposta israeliana. Alla fine della giornata, Netanyahu pone una sorta di ultimatum. Se i miliziani di Hezbollah decidono di ”entrare in guerra” con Israele, la risposta delle forze armate sarà ”inimmaginabile” e per il Libano sarà la ”devastazione” totale. “Non posso dirvi in questo momento se Hezbollah deciderà di entrare in guerra a pieno titolo”, dice Netanyahu incontrando militari israeliani schierati al confine con il Libano.
Il ministro della Difesa, Yoav Gallant, arringa le truppe in una base aerea. Per sradicare Hamas da Gaza “potrebbe volerci un mese, potrebbero servirne due o tre. Ma alla fine Hamas non esisterà più”. L’invasione di Gaza deve essere l’ultimo atto “per la semplice ragione che, dopo, Hamas non ci sarà più”.