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La Lazio raccontata alla Camera, 120 anni di dibattiti e non solo

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(Adnkronos) – I tifosi della Lazio sperano che lo stadio Flaminio possa tornare ad essere quello della propria squadra del cuore e che sia sottratto al degrado attuale, ma già il 19 gennaio del 1960 il deputato della Dc Marcello Simonacci chiedeva ai ministri dei Lavori pubblici e del Turismo “quanto degli 800 milioni spesi per la costruzione” di quell’impianto fosse “stato impiegato per opera di drenaggio, considerato che domenica 17 gennaio l’arbitro è stato costretto a sospendere al primo minuto Lazio-Genoa, perchè il campo ridotto a risaia”. E se oggi il conflitto tra Russia e Ucraina ostacola la partecipazione degli atleti russi alle manifestazioni sportive, il 15 ottobre del 1954, nei primi anni della guerra fredda, intervenendo nell’Aula della Camera dei deputati, il deputato del Pci Orazio Barbieri chiedeva perchè il Governo non avesse autorizzato una rappresentativa sovietica ad incontrarne una di Lazio e Roma.  

Le polemiche sulla validità e l’efficacia di farmaci e cure mediche non sono una costante soltanto degli ultimi tempi, specie dopo il Covid, visto che il 16 marzo del 1976 il deputato missino Cesco Baghino rivolgeva un’interrogazione al ministro della Sanità, sottolineando che “a causa di una tensione del consiglio di amministrazione dell’ospedale San Martino a Genova il professor Imperato è impossibilitato a proseguire le particolari ricerche alle quali si dedica da anni per curare gli ammalati di tumore, con metodi propri”. Tra i suoi pazienti anche il leggendario allenatore della Lazio, Tommaso Maestrelli, che di lì a qualche mese si sarebbe dovuto arrendere alla malattia. 

Sono alcune delle curiosità, in alcuni casi vere e proprie chicche, contenute nel libro di Emanuele Gatto ‘Montecitorio biancoceleste. Dal 1900, la Lazio negli atti della Camera’, edizioni Eraclea, un modo nuovo e originale di narrare gli oltre 120 anni di storia della prima squadra della capitale.  

Inevitabile il racconto dell’eco che arriva in Assemblea e nelle commissioni di vicende drammatiche come gli omicidi di Luciano Re Cecconi, Vincenzo Paparelli e Gabriele Sandri; di momenti oscuri e controversi come il calcioscommesse; di polemiche legate ad episodi di violenza, di razzismo e di antisemitismo.  

Alzi però la mano chi sa che anche la Lazio, in piena dittatura fascista e smentendo quindi una facile e superficiale vulgata, insieme a tanti altri Enti pubblici e privati, si opponeva alla costruzione, da parte della società Terni, di due laghi artificiali nelle piane di Opi e di Barrea all’interno del Parco nazionale d’Abruzzo. Ne parla il 18 dicembre 1926 il deputato Erminio Sipari, cugino di Benedetto Croce, in un’interrogazione al capo del Governo e a vari ministri, arrivando a scontrarsi di lì a poco con esponenti di primo piano del regime.  

Nel libro non mancano anche riferimenti a momenti che restano scolpiti nella mente e nel cuore del tifoso laziale. È il caso dell’interrogazione presentata dal deputato del Ccd Giuseppe Barone, che tre giorni prima dello storico 14 maggio del 2000 e dopo le polemiche seguite al goal annullato a Cannavaro in Juventus-Parma, chiede al ministro per i Beni e le attività culturali “se non intenda rapidamente suggerire alla Figc ed alle squadre l’utilizzazione di un arbitro straniero e quindi non sottoposto a pressioni ambientali pro o contro” per Perugia-Juventus, poi affidata alla direzione di Pierluigi Collina. 

Ampio il capitolo dedicato all’acceso dibattito che fa seguito all’accordo tra l’Agenzia delle Entrate e la Lazio per la rateizzazione del debito fiscale, con un agguerrito Giorgio Benvenuto, ex segretario della Uil e deputato dei Ds, in prima linea nel contestare le decisione, e il leghista Daniele Molgora, sottosegretario all’Economia, che non nasconde le sue perplessità pur parlando dai banchi del Governo.  

Del resto, come spiega l’autore Gatto, giornalista che si occupa di politica e cultura, “riportare la ‘fredda cronaca’ positiva o negativa, encomiastica o denigratoria, è stata la direttrice su cui ci si è mossi”, con “l’auspicio che d’ora in avanti la storiografia sulla Lazio possa aprirsi a nuovi filoni di ricerca”.