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La nuova visione del Chianti Classico di Vignamaggio

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di Elisabetta Failla 

Tra Greve in Chianti e Panzano si trova Vignamaggio, una delle più antiche aziende agricole d’Italia e tra le aziende fondatrici del Consorzio del Chianti Classico nel 1924. La produzione vinicola risale a tempi davvero antichi, come testimonia un documento del 1404, attraversando secoli e proprietari. La tenuta, infatti, è appartenuta alla famiglia Gherardini, a quella rinascimentale dei Gherardi; dal conte Bino Sanminiatelli all’avvocato Gianni Nunziante.

Adesso la proprietà è passata a i Patrice Taravella, uno degli architetti più visionari dei nostri tempi che ha dato un nuovo impulso ma soprattutto Una nuova visione del Chianti Classico, secondo la quale i vigneti sono parte integrante non solo di un grande giardino ma soprattutto di un sistema agricolo biologico in cui uomo e terra vivono in sintonia in una comunità sostenibile, reinterpretando la tradizione policolturale delle tipiche fattorie toscane.

La tenuta ha 400 ettari di terreni coltivati secondo le regole dell’agricoltura e viticoltura biologica che si integra con il paesaggio circostante.  Infatti, oltre ai vigneti, la proprietà comprende il bosco, gli uliveti, la coltivazione dei cereali, gli orti, l’allevamento di maiali di Cinta Senese e di pecore.

L’azienda è estremamente conosciuta ed è ambasciatrice del Chianti Classico con il Chianti Classico Riserva Gherardino e il Gran Selezione Monna Lisa. Ultimamente è stata avviata una ristrutturazione degli edifici presenti nella proprietà che consentono una proposta di ospitalità diffusa che garantisce un’esperienza immersiva per godere della bellezza della natura e del paesaggio.

In questo territorio meraviglioso abbiamo potuto degustare una selezione di vini di Vignamaggio, prodotti nei 65 ettari di vigneti, la maggior parte dei quali situati nella’ Alta Valle della Greve. La degustazione è stata guidata dall’agronomo Francesco Naldi che da oltre trent’anni si dedica alla produzione vinicola della tenuta.

Chianti Classico Terre di Prenzano 2020. Questa annata, Covid a parte, è stata davvero ottima. Prodotto con uve di Sangiovese in purezza proveniente dalle vigne di Prenzano, il vino, biologico, mostra eleganza e finezza. Dopo la fermentazione in acciaio, l’ affinamento avviene in botti di rovere che ne esaltano la complessità aromatica. Al naso si percepiscono sentori di frutti rossi fragranti, note balsamiche e speziate e una leggera affumicatura. Al gusto appare corposo, complesso con tannini presenti ma non invasivi abbinati a freschezza ed acidità. Un vino ben bilanciato, quindi, e persistente con un finale dove emergono di nuovo i sentori fruttati.

Chianti Classico Riserva Gherardino 2018. Questa è la prima riserva a riportare il marchio biologico in etichetta ed è dedicato a Gherardino Gherardini, capostipite della sua casata.  Viene prodotto con 90% di Sangiovese e 10% di Merlot. L’annata è stata poco calda caratterizzata da una primavera e estate, almeno inizialmente, piovose. Agosto è settembre sono stati mesi più caldi, soleggiati e con escursioni termiche che hanno consentito la perfetta maturazione delle uve. Queste  affinano poi  separatamente: il Sangiovese in botti di rovere e il Merlot in barrique e vengono poi assemblati dopo 18 mesi per proseguire poi insieme l’affinamento.

Al naso arrivano subito i frutti rossi ma soprattutto neri come ciliegia marasca, ribes e mirtillo nero. Seguono poi le note di spezie come cannella e vaniglia, leggeri sentori balsamici, e poi cacao, e note boisé. Al gusto è morbido e rotondo, i tannini sono vellutati bilanciati da freschezza e acidità. Un lingo finale di bocca dove si ritrovano, anche qui, le note fruttate.

Gran Selezione Monnalisa 2017, 2015, 2010. Tre annate interessanti per un vino prodotto solo nelle annate migliori e che rappresenta l’apice qualitativo della produzione di Vignamaggio. Prodotto con Sangiovese (90-95%)e Cabernet Sauvignon (5-10%), ke cui uve vengono attentamente selezionate dalle parcelle più vocate dei vigneti di proprietà. Nonostante siano annate diverse, i vini sono eleganti, corposi e complessi con tannini vellutati, freschi e persistenti. Tutte e tre le annate sono veramente ottime. Forse la 2015 è quella che, fra le trem ci è piaciuta di più. Più equilibrata e di grande strutura rispetto alle altre, con tannini piacevoli e precisi.

Cabernet Franc 2018, 2016, 2005, 2006. La scelta di questo vitigno ce l’ha spiegata Francesco Naldi. “Tra le vigne di Sangiovese abbiamo trovato delle piante di Cabernet Sauvignon. ha raccontato – li abbiamo presi e piantati a filari”. Da qui la produzione. Non sono vini di grande struttura, ma i terreni argillosi della zona, il caldo consentono di stemperare le spigolature, donando complessità. La 2006 colpisce per la grande freschezza /nonostante l’età). È un vino fine ed elegante, con tannini setosi e raffinati. Altra annata, fra le quattro, molto interessante è la 2019. Un vino di grande equilibrio, che sembra già pronto, molto profumato al naso e con un gusto complesso, fresco e persistente.