Nel 2013 potrebbero chiudere 21.000 negozi nel settore dell’abbigliamento. La stima e’ della Federazione italiana del settore moda di Confesercenti (Fismo), secondo cui nel primo bimestre dell’anno si sono abbassate 3.482 saracinesche del tessile e dell’abbigliamento. Tra nuove aperture e chiusure il saldo negativo e’ di 2.767 unita’, un numero destinato a lievitare nel trimestre a quota 4.150 attivita’. Se il trend si dovesse confermare il saldo negativo, a fine anno, arrivera’ a 16.684 esercizi. E nemmeno le tre capitali della moda italiane, Milano, Firenze e Roma, sfuggono alla desertificazione. Entro la fine dell’anno a Firenze il saldo sara’ negativo per 132 unita’., nel comune di Milano 342 negozi di abbigliamento chiuderanno senza essere sostituiti.Ma la perdita piu’ grave si registrera’ nel territorio di Roma Capitale, dove spariranno 750 negozi moda: piu’ di due al giorno. In totale, nelle tre citta’, il saldo complessivo sara’ in rosso di 1224 imprese.
La causa principale, secondo la federazione, ”e’ chiaramente la riduzione della spesa degli italiani; ma sulle imprese pesano anche la pressione fiscale molto alta e il caro-affitti”. A incidere, inoltre, e’ anche ”l’eccesso di concorrenza: da un lato, dell’industria della contraffazione moda, che fa perdere al settore 12 miliardi l’anno; dall’altro, quella dei siti di ‘saldi privati’ online e dei factory outlet, che sostanzialmente praticano promozioni per tutto la durata dell’anno”. L’insieme di questi fattori ”sta erodendo, grazie alla concorrenzialita’ del principio anti-economico del ‘sotto-costo’, quote ai restanti canali di distribuzione”, osserva Fismo. Nel 2012 attraverso l’e-commerce e i factory outlet, combinati, e’ passata una spesa di 1,6 miliardi. La crisi, secondo le rilevazioni della Fismo, colpisce tutta l’Italia.