(Adnkronos) – La condanna a pagare 148 milioni di risarcimento per diffamazione alle due ex scrutatrici della Georgia colpisce Rudy Giuliani già da mesi sul lastrico e non in grado di pagare i milioni di spese legali per le cause scaturite dal suo attivissimo ruolo di legale di Donald Trump nei ricorsi contro i risultati elettorali del 2020. Non a caso i suoi avvocati ai giurati avevano detto nell’arringa finale che accettare i 43 milioni richiesti dall’accusa avrebbe segnato “la fine di Giuliani”, sarebbe stato “l’equivalente civile della pena di morte”. Per tutta risposta la giuria ha triplicato la cifra.
Non è chiaro come l’ex sindaco di New York, che è già stato costretto a mettere in vendita il suo appartamento a Manhattan, potrà pagare questa cifra. Anche perché ci sono altre cause di diffamazioni, ancora più pesanti, che sta fronteggiando, come quelle contro le società delle macchine elettorali, che Giuliani ha accusato di essere al centro delle presunte frodi elettorali.
La questione più urgente per l’ex procuratore, e avvocato lui stesso, anche se sospeso dall’ordine per il modo in cui ha sostenuto argomenti infondati sui brogli elettorali, è quella delle spese legali che non riesce a pagare. Tanto che è stato denunciato dai suoi stessi ex legali che esigono 1,4 milioni di parcelle inevase.
“Ci sono molti conti che non sta pagando”, ha ammesso Adam Katz, uno dei legali che continua a rappresentare Giuliani, ai giudici lo scorso agosto, quando è emerso che l’ex sindaco si era rivolto a Trump per chiedere, senza successo, un aiuto finanziario per sostenere le sue spese legali.
Ma ora la somma di 148 milioni di dollari da pagare a Ruby Freeman e Shaye Moss, due ex scrutatrici afroamericane della Georgia oggetto di attacchi razzisti e violenti da parte di Giuliani riguardo a presunte frodi, supera ogni precedente debito. Uscendo dal tribunale, l’ex avvocato di Trump si è detto “abbastanza fiducioso che quando questo caso arriverà di fronte ad un tribunale equo sarà rovesciato alla massima velocità, e questa enorme cifra aiuterà”.
La giuria, che è rimasta riunita per 10 ore, ha stabilito che le due donne devono ricevere 37 milioni ciascuna per i problemi emotivi e lo stress causato dalla diffamazione di Giuliani. Ed inoltre ha aggiunto 75 milioni di risarcimento punitivo. Quando la sentenza, e la cifra, è stata letta anche la giudice distrettuale che ha presieduto il processo, Beryl Howell, è apparsa stupita dall’entità del risarcimento.