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Mar Rosso / Il punto sulla missione Ue. Nuovo raid Usa-Gb contro gli Houthi

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L’Unione europea si mobilita per salvaguardare il passaggio delle navi nel Mar Rosso dagli attacchi degli Houthi. Nel Consiglio Affari Esteri “abbiamo concordato in linea di principio” di stabilire una missione navale Ue per proteggere la navigazione tra lo Stretto di Hormuz e il Canale di Suez, e “ora dobbiamo muovere verso l’unanimità”, ha detto ieri l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell, a Bruxelles.

Una proposta, quella di istituire una missione navale, che ha ricevuto “molti appoggi da parte di tanti Stati dell’Ue” e Borrell è “assolutamente favorevole”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine del Consiglio Ue.

Ieri c’è stato l’ottavo raid di Stati Uniti e Regno Unito in poco più di dieci giorni contro obiettivi Houthi nello Yemen. A quanto ha riportato la Cnn, citando un funzionario della Difesa, sono stati colpiti meno di 10 siti, un numero inferiore rispetto alla prima operazione congiunta dell’11 gennaio che ha colpito oltre 30 obiettivi Houthi. Gli Stati Uniti hanno schierato aerei da combattimento della portaerei USS Dwight D. Eisenhower. La Cnn ha riferito che gli Stati Uniti hanno chiamato l’operazione contro le infrastrutture dei ribelli Houthi nello Yemen ‘Poseidon Archer’, suggerendo un approccio più organizzato e potenzialmente a lungo termine.

A quanto riferito dalla tv al-Masirah gestita dagli Houthi, gli attacchi della coalizione anglo-americana avrebbero colpito campi Houthi nella capitale dello Yemen Sanaa e in altre province. Secondo Xinhua, residenti avrebbero riferito di esplosioni nel campo di al-Hafa, nella parte orientale di Sanaa, e nella base aerea di al-Daylami nel nord.

Gli Houthi ieri hanno rivendicato di aver eseguito un’operazione militare contro un mercantile americano nel Golfo di Aden. In una dichiarazione del loro portavoce, i ribelli dello Yemen hanno reso noto di aver bersagliato “con missili” la ‘Ocean Jazz’. “Ribadiamo i nostri sforzi per bloccare qualsiasi nave diretta verso Israele finché non fermerà la sua aggressione” a Gaza, ha dichiarato il portavoce. Ma un funzionario della Difesa degli Stati Uniti ha smentito l’attacco al mercantile. Si tratta di notizie “infondate”, ha detto la fonte ad al-Jazeera.

Intanto Israele lavora al rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Lo Stato ebraico ha messo sul tavolo una propria proposta per arrivare al rilascio degli ostaggi, ha indicato il primo ministro, Benjamin Netanyahu, durante un incontro con una delegazione di familiari di persone rapite da Hamas, secondo quanto riferito da Channel 12. L’emittente ha chiarito che Netanyahu non ha fornito dettagli sulla proposta.

Israele ha presentato ad Hamas, attraverso la mediazione del Qatar e dell’Egitto, una proposta in più fasi che prevede una tregua dei combattimenti fino a due mesi in cambio del rilascio di tutti gli oltre 130 ostaggi rimasti a Gaza. Lo hanno rivelato due funzionari israeliani citati da Axios, sottolineando che si tratta del periodo di cessate il fuoco più lungo che Israele ha offerto dall’inizio della guerra.

Le fonti hanno spiegato che lo Stato ebraico si aspetta una risposta da Hamas, sottolineando di essere cautamente ottimiste sulla capacità di compiere progressi nei prossimi giorni.

Nel dettaglio la proposta di accordo prevederebbe il rilascio di tutti gli ostaggi vivi e la restituzione dei corpi degli ostaggi morti in più fasi. La prima fase prevede il rilascio di donne, uomini di età superiore ai 60 anni e ostaggi in condizioni mediche critiche. Le fasi successive includerebbero il rilascio delle donne soldato, degli uomini di età inferiore ai 60 anni non militari, poi dei soldati e infine dei corpi degli ostaggi.

Israele e Hamas dovranno poi accordarsi su quanti prigionieri palestinesi dovranno essere rilasciati per ciascun ostaggio israeliano, a seconda della categoria, e poi si dovrebbero svolgere negoziati separati sui nomi dei prigionieri. Secondo i funzionari, inoltre, Israele ridistribuirebbe le forze di difesa in modo che alcune vengano spostate dai principali centri abitati dell’enclave, consentendo un graduale ritorno dei civili palestinesi nella città di Gaza e nel nord della Striscia.

I funzionari israeliani hanno evidenziato che la proposta chiarisce che Israele non accetterà di mettere fine alla guerra e non accetterà di rilasciare tutti i circa seimila prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.